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Il Sole 24 Ore

Il sindaco: “Chi ha sbagliato paghi” ... A Montalcino i sindacati temono riflessi sui 4mila dipendenti occupati in agricoltura... Forse è colpa del meteo ancora molto incerto, oppure delle borse che crollano e dell’economia che non cresce. Ma in Toscana c’è chi è convinto che questa brutta storia del Brunello “tagliato” non solo sta appannando l’immagine del vino, ma rischia di causare gravi ripercussioni anche alla stagione turistica.
Sono passate da poco le nove di sera e il cielo sopra la collina di Montalcino ha ancora sprazzi di luce. Eppure nel piccolo centro medievale si fa fatica a trovare un locale aperto. E quando finalmente la ricerca viene premiata, la risposta arriva come una sciabolata: “Ci dispiace, è troppo tardi. I1 servizio è chiuso”. Già, troppo tardi anche per una coppia di turisti
olandesi che chiede un panino e un bicchiere di vino.
Questo accade in una sera di primavera nella cittadina ilcinese: 5.200 abitanti di 44 etnie, 270 vignaioli, 3.500 ettari di vigna con 12 milioni di bottiglie, comprese 6/7 milioni del gioiello Brunello, un giro d’affari stimato sui 130 milioni euro, sei alberghi, una decina di resort di lusso, centinaia di agriturismi e 2,5 milioni di arrivi un anno fa. Ma la nuova stagione vede le prenotazioni andare a rilento a Montalcino e nel resto della Toscana, dove i dati ufficiali già rilevano un calo del 4 per cento delle prenotazioni estive negli agriturismi. Che solo nel Senese ne conta 1500 in attività con l4mila posti letto, pari al 9 per cento dell’offerta nazionale.
Sì, non è una bell’aria quella che si respira nella cittadina ilcinese. E non per colpa della pioggia caduta nel pomeriggio. “Quello che sta accadendo è molto grave”, commenta un piccolo vignaiolo assai preoccupato che preferisce restare in incognito. “Peccato, perché vuole dire che la gente ha dimenticato i tempi in cui, gli anni ‘70, si scappava da questo angolo di mondo perché non c’era lavoro. Oggi si ostenta, la troppa ingordigia è una minaccia per tutti”.
E proprio così? La domanda la giriamo al sindaco di Montalcino Maurizio Buffi, da un anno alla guida di una giunta monocolore Ds. “Questa storia ci è cascata sulla testa come un macigno senza preavviso. Puzza di avidità. Nessuno sa dire cosa sia accaduto veramente, ma è certo che se si è mossa la magistratura qualcosa di grave dev’essere accaduto. Spero si chiarisca tutto il più in fretta possibile e se ci sono colpevoli, che paghino. Altrimenti a pagare sarà l’intera comunità”.
Una preoccupazione che Antonio Mattioli della Flai-Cgil si affretta a tradurre in “grave rischio per i quattromila occupati nelle attività agricole della zona”. Rischio che un’indagine compiuta dal sito locale www.winenews.it presso i titolari delle principali aziende vinicole ha escluso. Nessun imprenditore dice di avere problemi tali da dovere ricorrere a tagli all’occupazione.
Dove invece questi problemi sono già all’ordine del giorno è alla Vecchia Cantina di Montepulciano, la cooperativa accusata di frode in commercio (si veda il Sole-24Ore di domenica 8 giugno) con il sequestro di 120mila ettolitri di vino tra Nobile di Montepulciano e Igt Toscana. Di qui la decisione dell’azienda di mettere in vacanza forzata tutti i 50 e passa dipendenti,
Per l’assessore provinciale all’Agricoltura, Claudio Galletti, “il provvedimento si è reso necessario perché la cantina trasforma le uve dei 400 soci ma non ha vigneti di proprietà dove potere impiegare i dipendenti”. Nel frattempo Galletti sta lavorando con i sindacati a qualche ipotesi alternativa, mentre d’intesa con il presidente e assessore all’Agricoltura della Regione, Claudio Martini, ha chiesto al ministero delle Politiche agricole “di aprire un percorso che ci permetta di affrontare al meglio questa crisi”.
L’assessore avrebbe fatto a meno di usare questo termine, auspicando che a parlare fossero i produttori. Ma i vignaioli in questi giorni lasciano capire di volere mantenere un profilo basso. E Galletti, anche in qualità di presidente dell’Enoteca Italiana di Siena, non può esimersi dal rispondere.
La risposta è purtroppo una sola: “I segnali che arrivano dalle aziende produttrici e commerciali non lasciano ombre di dubbio sul calo delle vendite. Ma la cosa che ci preoccupa di più è la diminuzione delle consegne sul territorio locale. Ci consola sapere che non è una questione di disciplinare”.

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