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Il Sole 24 Ore

L’India apre all’offerta Usa sui tagli ai sussidi agricoli ... Il vertice Wto. Per New Delhi è un primo passo positivo... Il direttore generale della Wto, Pascal Lamy, che nel tempo libero corre la maratona, si prepara ad aggiungere qualche miglio a quella del negoziato commerciale del Doha Round, che dura da quasi sette anni. Gli incontri di questi giorni a Ginevra, che avrebbero dovuto concludersi entro sabato, saranno probabilmente prolungati fino a metà della prossima settimana e questo viene interpretato dai veterani della trattativa come un segno che c’è la volontà di condurla in porto.
“A Doha e a Hong Kong, dove le riunioni si sono prolungate, si è riusciti a chiudere - ha detto il sottosegretario Adolfo Urso, che partecipa alle riunioni dei ministri europei - a Cancun si è concluso anticipatamente e si è andati al fallimento. Lamy è un maratoneta, ma non ci prenderà per stanchezza”.
La riunione sui servizi, prevista per domani è slittata a venerdì e il testo delle bozze di accordo, atteso per venerdì, non comparirà prima del fine settimana. Diverse fonti delle delegazioni hanno parlato di “piccoli passi avanti”, Lamy di “modesti progressi”.
Il capo della Wto ha cambiato tattica anche sui modi della discussione, creando una serie di piccoli gruppi, a geometria variabile per discutere temi diversi. Il più importante è avvenuto ieri nella Sala verde della sede della Wto fra le sei tradizionali potenze commerciali (Stati Uniti, Unione Europea, Giappone, Brasile, India e Australia) cui si è aggiunta la Cina.
I Paesi dell’America Latina e quelli del gruppo Acp (Africa, Caraibi e Pacifico), contrapposti per l’accesso al mercato europeo, si sono incontrati per discutere la questione banane, che rischiava di diventare la classica buccia sulla quale il negoziato poteva scivolare malamente. Anche qui è stato segnalato qualche piccolo progresso.
Forse l’indicazione più incoraggiante è venuta dal ministro indiano Kamal Nath, sopravvissuto con il suo Governo a un voto di fiducia in Parlamento e atterrato solo ieri a Ginevra.
Inizialmente molto duro con l’offerta degli Stati Uniti di tagliare a 15 miliardi di dollari i sussidi ai propri agricoltori, più tardi Nath si è dichiarato ottimista per il “movimento” da parte americana e ha detto di sperare in ulteriori passi.
L’India, ha precisato, è pronta a fare “una buona offerta” sui servizi e non vuole concessioni sull’immigrazione, ma solo maggior libertà di movimento per i professionisti indiani che, a tempo, lavorano per i settori ad alta tecnologia negli Usa.
Il Paese asiatico punta molto sui prodotti sensibili e le salvaguardie per tutelare l’agricoltura di sussistenza, ma Nath sarebbe stato indotto a moderare la propria intransigenza su questo punto in un incontro con il ministro brasiliano, Celso Amorim. Brasile e India, nonostante divergano su diversi temi, sono due principali esponenti dei Paesi emergenti e hanno già dimostrato in passato di saper bloccare il negoziato. Anche Amorim è apparso ieri più accomodante, dicendo che un’offerta Usa di 13 miliardi di dollari sarebbe “quasi ragionevole”.
Dopo le proposte della Ue e degli Usa in materia agricola, i riflettori sono puntati proprio su quello che gli emergenti potranno concedere in materia di riduzione dei dazi sui prodotti industriali, i cosiddetti Nama.
“È importante che l’attenzione si sia spostata sui Nama”, hanno detto sia Urso sia la francese Anne-Marie Idrac, presidente di turno della Ue. Dai partecipanti alle riunioni è trapelato che la posizione più intransigente è stata quella dell’Argentina.

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