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Il Sole 24 Ore

Tagli Usa ai sussidi agricoli
Il Brasile: “Non bastano” ... Ai negoziati Wto braccio di ferro tra Paesi avanzati ed emergenti... Gli Stati Uniti sono pronti a tagliare i sussidi agricoli portando il tetto annuale a i miliardi di dollari. L’offerta americana al vertice di Ginevra della Wto è stata accolta con freddezza dal Brasile, mentre per la Ue è ragionevole ma migliorabile. Washington ha invece respinto la proposta, cui l’Italia tiene molto, di includere nell’accordo le indicazioni geografiche dei prodotti...

Offerta Usa sui sussidi agricoli ... Washington dice no alle indicazioni geografiche dei prodotti... Proposto un tetto di 15 miliardi di dollari agli aiuti per cercare di sbloccare il Doha Round... L’attesa proposta degli Stati Uniti per la riduzione dei sussidi agli agricoltori americani, una delle chiavi per sbloccare il negoziato del Doha Round della Wto per la liberalizzazione del commercio mondiale, è arrivata ieri sul tavolo della trattativa ed è stata accolta freddamente dagli altri Paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo. Gli Usa hanno bocciato anche l’idea di includere nell’accordo regole per le indicazioni geografiche sui prodotti alimentari, tema che sta particolarmente a cuore all’Italia e all’Europa a difesa dei loro prodotti tipici, che proprio sul mercato americano sono più soggetti a contraffazioni e imitazioni.

Il rappresentante commerciale di Washington, Susan Schwab, ha annunciato la proposta di ridurre i sussidi ai propri “farmers” a 15 miliardi di dollari. Una cifra nettamente al di sotto dell’attuale tetto consentito di 48 miliardi di dollari e all’interno della fascia di 13-16,4 miliardi in discussione finora, ma ben aldilà dei soli 7 miliardi di dollari che il Governo americano sta sborsando attualmente, grazie al boom dei prezzi delle materie prime agricole. La Schwab ha sostenuto che si tratta di un’offerta vera, che avrebbe tagliato i sussidi in 7 degli ultimi io anni: nel 2005, ha ricordato, l’importo versato da Washington agli agricoltori è stato di quasi 19 miliardi di dollari e all’inizio del decennio, prima dell’esplosione delle quotazioni agricole, toccava i 25. E comunque, ha insistito l’ambasciatrice, vogliamo vedere in cambio concessioni delle controparti.

Queste non sono apparse affatto convinte della bontà degli intenti americani. La reazione più moderata è venuta dagli europei. La francese Anne-Marie Idrac, per la presidenza di turno dell’Unione europea, ha preso tempo, ma ha anche ribadito che non è il caso di aspettarsi ulteriori offerte dalla Ue. Il portavoce del commissario Peter Mandelson ha parlato di offerta ragionevole ma che può essere migliorata. Caustici i Paesi emergenti. “Mi scappa da ridere”, ha detto una fonte indiana (in attesa dell’arrivo stamane del ministro Kamal Nath, dopo che il Governo di Nuova Delhi è sopravvissuto a un voto di fiducia). “Mostra un’ambizione modesta”, ha dichiarato il ministro brasiliano Gelso Amorim, ma dalla delegazione brasiliana si riconosce che “siamo solo al secondo giorno di incontri e c’è spazio per migliorare”, anche se l’offerta pare una marcia indietro rispetto a quelle avanzate informalmente in passato. Per una fonte argentina si tratta “al 100% di aria fritta e sollecita una risposta analoga”. L’analisi dei sussidi all’agricoltura, per la quale gli Usa sono nel mirino, è la prima nell’agenda del negoziato sul testo di un possibile accordo e sui numeri, cominciato ieri pomeriggio.

Controversa anche la dichiarazione della Schwab sulle indicazioni geografiche. “Non fanno parte del mandato di Doha - ha detto - e non crediamo sia una buona idea includerle. Non intendiamo discuterne”. Di avviso opposto il sottosegretario italiano, Adolfo Urso. “Io a Doha c’ero - ha sostenuto - e le indicazioni geografiche fanno parte sia del mandato di Doha sia della piattaforma europea, come ha ribadito oggi Mandelson. Inoltre, gli Usa non tengono conto che a sostegno di questa posizione ci sono non solo l’Europa, ma 110 Paesi”. Lo schieramento favorevole comprende infatti molti Paesi in via di sviluppo, in quanto la questione è stata legata al riconoscimento delle biodiversità, cioè del Paese d’origine di risorse genetiche, come le piante, o di metodi tradizionali utilizzati dall’industria farmaceutica. L’Europa chiede l’estensione agli altri prodotti alimentari, come prosciutto di Parma e Parmigiano-reggiano, del registro delle indicazioni di provenienza già previsto per vini e alcolici. La posizione americana è dettata, secondo Urso, dal fatto che il mercato Usa dei prodotti “Italian-sounding” vale 50 miliardi di euro, quasi il triplo dell’intero export agroalimentare italiano. Inoltre questi prodotti contraffatti, o imitativi di quelli italiani, incassano sul mercato Usa, ha affermato il sottosegretario citando uno studio di Nomisma, prezzi nettamente superiori a quelli che otterrebbero senza il richiamo all’Italia.

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