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Il Sole 24 Ore

“Così abbiamo svenduto un settore” ... Le reazioni. Dai principati viticoltori e operatori critiche alla riforma europea da poco in vigore... Sulla liberalizzazione del saccarosio nel vino, Gianni Zonin dell’omonimo gruppo Veneto, dice: “Consentire lo zuccheraggio e togliere gli aiuti a] mosto concentrato rettificato è stato un errore grossolano che peserà molto sulla viticoltura italiana. Da un lato s’è fatto un grosso regalo ai Paesi che non hanno una tradizione vinicola, dall’altro sono stati penalizzati i Paesi mediterranei. In sostanza chi, come l’Italia, produce vino utilizzando prodotti naturali come il mosto concentrato, fra quattro anni non avrà più alcun sostegno.
“Ora, tenuto conto che nel 2010 verrà meno anche la distillazione di crisi - aggiunge Zonin - noi ci troveremo fra una manciata di anni spodestati del tutto del nostro ruolo di produttori divino. E questo in un contesto in cui i consumi continuano a calare e le bevande concorrenti registrano un raddoppio della domanda”.
Il malumore dell’imprenditore veneto non è isolato. A ben vedere anche le questioni come le estirpazioni dei vigneti sono al centro di una grave provocazione. La Commissione Ue punta a estirpare in tre anni l75mila ettari: di questi poco meno di un terzo dovrebbero essere italiani, con incentivi che variano in base alle rese produttive e che possono arrivare fino a 15mila euro per ettaro. Dove si estirperà?
“In linea di massima - sostiene il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia - le zone più interessate dovrebbero essere quelle pianeggianti, dove ci sono le grandi rese e dove è possibile un’alternativa colturale. Di fatto, a oggi, non abbiamo ancora alcuna certezza che sia così. Per saperne di più bisognerà attendere metà settembre, quando scadrà il termine per la presentazione delle domande alle regioni di competenza. Per ora sappiamo solo che vi sono delle restrizioni per alcune aree come la Valtellina o le Cinque terre, dove la viticoltura è considerata “eroica”. Noi, insieme a Unione vini, ci siamo attivati per avere una sorta di controllo della situazione.
Ma è chiaro che non possiamo impedire che ci siano viticoltori di zone di pregio che aderiscano al piano di estirpo”.
Dunque l’incubo di vedere sparire interi vigneti in zone di pregio è tutt’altro che scongiurato. D’altra parte, come osservano all’Assenologi, sono stati proprio i vigneti di collina ad accusare fino a oggi i tagli più consistenti: oltre 200mila ettari negli ultimi venticinque anni in tutta la Penisola. E tutto questo mentre si aspetta di sapere come finirà l’annosa questione sulla sanatoria dei vigneti abusivi. Si parla di 38-40mila ettari la cui regolarizzazione sarà un fatto compiuto solo per quei viticoltori che ne hanno denunciato l’esistenza entro il 31 luglio. Non averlo fatto vuole dire andare incontro a una sicura maxi-multa e all’estirpo del vigneto non in regola. Sperando sempre che la questione non si tramuti in una brutta copia delle quote-latte.
In questo scenario scoraggiante, l’unica nota positiva contenuta dal regolamento attuativo della prima parte dell’Ocm è la voce relativa alla promozione. “È la prima volta che l’Unione europea decide di mettere mano al portafoglio per finanziare una campagna pluriennale a favore del vino”, fa notare il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni. Che spiega come beneficiaria degli stanziamenti sarà tutta la filiera, dai singoli produttori alle organizzazioni professionali alle associazioni pubbliche.
L’obbligo è la presentazione di progetti che dovranno essere approvati dalle autorità locali e sottoposti ai controlli di Bruxelles. Una trafila che Etile Carpené, produttore storico di Prosecco, considera “saggia dal punto di vista procedurale, tenuto comunque conto che l’Italia negli ultimi anni ha migliorato notevolmente il proprio approccio alla comunicazione”.
In tutti i modi le cifre che l’Unione europea si appresta ad assegnare all’Italia oscillano da un minimo di sette milioni per quest’anno fino ai 100 milioni previste nel 2012.
E se sulle misure di mercato gli operatori sanno di non avere più opportunità per cambiare le regole, sul futuro delle denominazioni sono pronti a dare battaglia. La procedura è nota. Il primo agosto 2009 le Doc perderanno valore per confluire sotto il cappello delle Dop. “Il provvedimento ancorché da definire nei dettagli - spiega il direttore di Federvini, Ottavio Cagiano - ha una forte valenza dal punto di vista della rappresentatività sul piano internazionale e della disciplina in sede di Wto. Nella pratica, quando la Ue discute con i partner internazionali è certamente agevolata se il dibattito è fatto su un unico istituto”.
Ad ogni modo il passaggio da Doc a Dop non sarà automatico per tutte le attuali indicazioni. Già questo lascia intendere che le sorprese potrebbero essere all’ordine del giorno. Di più. Per le nuove denominazioni la parola finale spetterà a Bruxelles. E poiché il provvedimento attuativo è ancora da scrivere, ecco che il dibattito a livello italiano in queste settimane sta salendo di livello. A cominciare dalla possibilità di mettere in etichetta il nome del vitigno sui vini da tavola, da tutti in Italia criticata.
Su questa questione Claudio Sangiorgi del gruppo delle cooperative Cevico, dice: “Gli Stati membri potranno tutelare l’esclusiva di gran parte dei vini di qualità più diffusi, ma considerando che la normativa evolverà verso lo status delle Dop e Igp, il consumatore si troverà inevitabilmente a dovere scegliere. Lo farà, per esempio, tra un Sangiovese Dop di Romagna, un Sangiovese Igp Rubicone e, soprattutto, un Sangiovese spagnolo o greco”.
Giacomo Rallo di Donnafugata, aggiunge: “Fare una Igp Italia sarebbe penalizzante per la Sicilia, che ha già una sua Igp Sicilia e si tratta di vini di altissimo profilo. Vedere confluire questi nostri vini in una denominazione che comprenda un’area vasta come la Penisola sarebbe assolutamente penalizzante per chi come noi abbiamo impiegato anni per portare un Nero d’Avola al livello che è”.

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