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Il Sole 24 Ore

Champagne “light” contro la crisi ... Il “light”, si sa, va di moda. Nelle bevande, ancora di più. Ma che arrivasse a contaminare il sacro, tradizionale, intoccabile mondo dello champagne, questo non se lo immaginava proprio nessuno. Non abbiate paura: la questione non riguarda il contenuto, ma, fortunatamente, solo il contenitore. Sì, la bottiglia. Che, per ragioni ecologiche e, diciamolo, di costi, si sta alleggerendo sempre più. Mumm ha appena annunciato di aver prodotto un primo stock di bottiglie (2,5 milioni) dal peso di 835 grammi contro i 900 standard. Bisognerà attendere due anni e mezzo per commercializzarle, sperando che nel frattempo non esplodano, ovviamente. Ma è probabile che l’esperimento riesca, perché la bottiglia “leggera” è stata già adottata fin dal 2003 da un altro grande marchio, il Pommery (del gruppo Vranken Pommery), che, dopo qualche difficoltà iniziale, ha centrato l’obiettivo. La bottiglia ha resistito alla pressione del gas. Sul gusto non c’è stato alcun effetto e poi il consumatore, pure il più avveduto, non si è reso conto della differenza di peso. Attualmente tutte le bottiglie (quelle standard) vendute da Pommery pesano 835 grammi, per un totale di 120 milioni di unità all’anno. La società può così caricare più bottiglie in ogni camion che lascia suoi impianti, sulle dolci colline dello Champagne. Vranken Pommery stima che, se tutte le “maison” adottassero la stessa misura, il traffico di mezzi pesanti generato dallo champagne si ridurrebbe ogni anno di almeno 3mila camion, con effetti positivi sull’ambiente.
La piccola “rivoluzione”, in effetti, viene presentata come una battaglia ecologica. Prima Vranken Pommery e oggi Mumm stanno collaborando i con il Comitato interprofessionale del vino di champagne (Civc), l’associazione di categoria. Proprio i tecnici del Civc controlleranno per due anni e mezzo se le bottiglie “light” di Mumm potranno essere commercializzate. Arnaud Descotes, dirigente del Civc, ricorda che “la fabbricazione delle bottiglie rappresenta da sola il 15% delle emissioni di carbonio generate dal nostro settore produttivo”. D’altra parte, le bottiglie di champagne sono molto più pesanti di quelle del vino normale (fra i 450 e i 500 grammi). Ma davvero dietro a i questa storia c’è solo l’ecologia? Non esageriamo. Nell’ultimo anno il prezzo del vetro è aumentato del 40%: l’alleggerimento consente di tagliare i costi. Non si può dire che il settore dello champagne sia in crisi. Ma i produttori iniziano a temere un’inversione di tendenza del mercato. Nel 2007 sono state vendute in tutto il mondo 339 milioni di bottiglie, il record storico. Dal 2000, quando ne furono commercializzate 253 milioni, è stato un crescendo continuo. L’anno scorso, però, le vendite negli Stati Uniti sono già calate del 3% rispetto al 2006, perché hai voglia a dire che lo champagne è un pròdotto di lusso che non viene interessato dalle fluttuazioni valutarie: alla lunga l’euro forte si fa sentire. Nel 2007 quella flessione venne compensata dall’impennata di altri mercati, tipo la Russia. Quest’anno le vendite continuano a ridursi (e a un ritmo ancora più accelerato) negli Stati Uniti, mentre pure sui mercati dell’Europa occidentale le cose non vanno più così bene. Nello champagne, a fine 2008, il meglio che sperano è la conferma del record dell’anno scorso. Aspettando, si mettono al risparmio. A cominciare dalle bottiglie “light”.

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