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Il Sole 24 Ore

Ma la cucina è un’arte?
Ferran Adrià può essere definito artista al pari di un pittore, di uno scultore, di un musicista, oppure è uno chef creativo che ha rotto gli schemi e i codici della cucina? Una querelle, questa, che ha scatenato non poche discussioni, dopo l’invito di partecipare a “Documenta 12” a Kassel, quindi ricevendo il possepartout di artista.
“Ho invitato Adrià - ha detto allora Roger Burgel, direttore di “Documenta” - perché ha dato vita a un suo linguaggio creativo che ha avuto influenza internazionale. Questo è quello che mi interessa e non se la gente considera ciò arte o non arte. L’espressione artistica non dipende dal format. Non possiamo ricondurre l’arte solo alla fotografia, alla scultura, alla pittura e così via, ma anche alla cucina: non in senso stretto, ma sotto certi aspetti, la cucina può essere considerata un’arte”.
Ebbene su questo tema Vicente Todoli, direttore della Tate Modern di Londra, ha organizzato nel ristorante di Adrià, el Bulli (a Cala Montjoi, Roses) un forum a porte chiuse di artisti (Hamilton, Gallacelo, Peter Kubelka, Antoni Miralda, Carsten Holler), di critici d’arte (Jerry Saltz, Roberta Smith, Bice Curiger, Adrian Searle), di curatori artistici (Massimiliano Gioni), di galleristi (Massimo de Carlo), chef (Heston Blumenthal) e con lo scrittore Bill Buford. Per gli invitati di Todoli (per due giorni il locale è stato riservato solo agli
ospiti) Ferren Adrià ha realizzato una cena con 39 assaggi, argomento di discussione delle tavole rotonde del giorno dopo. La maggior parte dei convenuti non aveva mai messo piede a el Bulli. Si è venuta a riprodurre, di fatto, la reale partecipazione di Adrià a “Documenta 12”. Lo chef spagnolo infatti, all’invito a “esporre” a Kassel ha risposto che, qualunque fosse la forma, sarebbe stata solo una rappresentazione del suo lavoro, ma non il lavoro in se stesso. Perché questo ha luogo a el Bulli, nella sua cucina. Così cento tra artisti e visitatori hanno usufruito, da parte di “Documenta 12”, dell’invito di vivere un’esperienza speciale a el Bulli, quale espressione reale del lavoro artistico di Adrià.
Le tavole rotonde, secondo il progetto di Todoli, costituiscono la terza parte di un volume (con introduzione di Hamilton, testi di Roger Burgel e Ruth Noack, articoli di Adrian Searle e Marta Arzak, “Documentar”) che dirà se la cucina di Adrià può venire considerata forma d’arte. Durante le discussioni la risposta emersa è che la cucina di questo chef spagnolo contiene un nuovo e personale linguaggio che ha contaminato la scena internazionale, ha rotto i codici del vecchio creandone di nuovi. In questo caso, come ha sostenuto Roger Burgel, ci sono le condizioni per ritenerla un’arte (secondo il mio pensiero: “meta cucina”).
Un’esperienza fantastica , a cominciare dai commenti serali ai piatti di Jerry Saltz, ma soprattutto per aver assaggiato, a pranzo, piatti di una cucina “normale” (salumi, pesci alla griglia, minestra di pesce eccetera) a el Bulli, davvero eccellenti. Forse Adrià ha voluto dimostrare che la cucina ha format diversi: può essere concepita da compositori, o realizzata da interpreti. Sine qua non.

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