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Il Sole 24 Ore

Una regia per mare, vino e cultura ... Manzato: basta con le sovrapposizioni, è il momento di un marchio ombrello... Da solo il turismo fattura 12 miliardi di euro. Se ci aggiungiamo l’agricoltura, con ricca dotazione di vino e formaggi, e l’appeal della gastronomia e dei prodotti tipici, per una ristorazione di eccellenza, ma anche della cultura in tutte le sue manifestazioni non si fatica a capire come questa sia la vera miniera d’oro del Veneto. Una miniera sfruttata fino ad oggi in maniera approssimativa, all’insegna della buona volontà e del campanile più che dell’efficenza. Ora, per raccontarla in termini ciclistici, c’è un uomo solo al comando. Nel cassetto ha una laurea in filosofia che probabilmente gli serve per conciliare i toni pacati con una determinazione ferrea. La sua mission è quella di far interagire i diversi giacimenti di questa miniera. Impresa non facile ma Franco Manzato, vicepresidente in quota Lega della Regione Veneto con delega appunto a Turismo, agricoltura e promozione, è sicuro di avere in mano la carta vincente. Si chiama marchio ombrello, nome non proprio felicissimo per indicare la decisione di portare sotto un unico denominatore, ovviamente anche dal punto di vista promozionale e di immagine, il Veneto della qualità: dalle località turistiche ai beni culturali, anche quelli oggi sconosciuti o quasi, dal vino agli agriturismo, dai formaggi alle ville venete, dalle leggende ai siti storici, dalle trattorie alle feste di paese. Un marchio che è una garanzia di qualità ma anche un’etichetta che fa scoprire a chi compra una bottiglia di vino Veneto o un formaggio locale che poco lontano dalla zona d’origine di quel prodotto c’è una chiesa da visitare, un parco da non perdere, una manifestazione culturale.
Manzato dice di voler puntare in alto usando mezzi non tradizionali: testimonial prestigiosi, accordi con squadre e manifestazioni sportive, scelte d’immagine alternative ma sempre puntate sui grandi numeri. I finanziamenti non sono un problema: se ogni settore preso singolarmente soffriva, oggi potrà sfruttare le sinergie di una promozione comune moltiplicando così le occasioni-contatto. In definitiva un Made in Veneto che si ispira al Made in Italy ma che punta a superarlo per efficacia.
Le idee a Manzato non mancano, non tutte sono originalissime. Sullo sfondo, le troppe occasioni perdute in passato. Una su tutte: un adeguato “sfruttamento” dello straordinario patrimonio costituito dalle ville venete.
Per intanto, deve fare i conti con una macchina che non sempre funziona a pieni giri. Da una parte l’agricoltura, dove si sono fatti passi da gigante negli ultimi anni a livello di promozione del prodotto locale: oggi si lavora su parole d’ordine come filiera corta e chilometri zero per valorizzare i prodotti del territorio. Dall’altra l’enogastronomia, un livello di qualità ormai decisamente elevato, che forse ha bisogno solo di un consolidamento ma soprattutto della conquista di una visibilità adeguata. Nel turismo, invece, i nodi da sciogliere sono ancora parecchi. C’è un disegno di legge, depositato da poco dalla Giunta in Consiglio regionale, che dovrebbe mettere mano in maniera robusta al settore. “Il nostro auspicio - dice Gian Ernesto Zanin, responsabile del settore turismo di Confindustria Veneto - è che si arrivi in tempi rapidi alla riforma. Il settore non può stare alla finestra ancora, con strumenti che oggi sono in parte inadeguati. Penso in particolare alla necessità di mettere mano all’organizzazione dei Consorzi di produzione e a quella di ridefinire in maniera competitiva i ruoli dei attori in questo settore. Ma penso anche a varie altre opportunità da cogliere con gli strumenti più adeguati per permettere operare a livello di mercati e per ristrette aree territoriali”
Manzato dice di condividere questa impostazione, parla di necessità di chiarire rapporti, funzioni ma anche di eliminare sovrapposizioni che oggi aumentano i costi e indeboliscono l’efficacia dell’azione.
Quasi come bilancio di una stagione che, pur in un momento difficile per i consumi, sembra doversi chiudere con segno comunque positivo, Manzato sottolinea la leadership turistica del Veneto a livello italiano (62 milioni di presenze e 14 milioni di arrivi), e e che non è un azzardo puntar a 100 milioni di presenze, pur nel rispetto del territorio, non sfruttandolo all’esasperazione, aumentando il valore aggiunto dell’offerta spalmando queste presenze aggiuntive su un’area che in ogni angolo ha un elemento di appeal turistico e che nel raggio di poco più di un centinaio di chilometri, caso unico al mondo, offre tutto quanto può chiedere e ai massimi livelli dal mare alla montagna, dal lago alle città d’arte, dalle terme alle zone umide come le lagune o il delta del Po. E in tempi di federalismo prima che guardare alla tassa di scopo che - dice - va comune condivisa e deve avere un obiettivo preciso e trasparente, chiede omogeneità fra le regioni nei costi standard di promozione. Oggi va da un minimo di sette euro per ospite ad un massimo di 60: una forbice che falsa il mercato.

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