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Il Sole 24 Ore

L’annata sarà buona. Gli enologi possono dirlo, anche se la raccolta non è ancora stata portata a termine: all’appello mancano i rossi, soprattutto gli autoctoni, un po’ “indietro” e rimandati a fine ottobre.
Va bene non tanto dal punto di vista quantitativo - il raccolto sarà inferiore del 15-20% allo scorso anno -, piuttosto per la qualità, che sarà alta soprattutto per i bianchi come Sauvignon e Tocai friulano.
“L’ultima parte della vendemmia sarà verso fine ottobre - spiega Michele Bertolami, direttore di Federdoc Fvg - quando sarà la volta dei rossi autoctoni: Schioppettino, Pignolo, Refosco dal Peduncolo Rosso, che quest’anno sono un poco indietro. Buon segno per la qualità”.
Delle nove doc esistenti nella regione e che si estendono dal centro verso sud, quella dei Colli Orientali - che da Nimis scende sino a Cormons, toccando Cividale del Friuli - è quella che presenta il maggior dinamismo sul fronte immobiliare e prezzi ancora interessanti: “È in corso un cambiamento generazionale - spiega Bruno Paludet, presidente provinciale Fimaa e titolare della Paludet & Partner -. I proprietari dei fondi passano il testimone ai figli, che nel frattempo si sono spostati altrove per studiare o lavorare e che spesso vendono”.Da qualche anno, questo bacino alimenta un mercato di nicchia fatto da professionisti, industriali, capitani di industria, personaggi locali affermati che vivono il poderetto come uno status. “Sono molti – continua Paludet - a possedere una proprietà con vigneto collinare di modeste dimensioni, dai due ai sette ettari (facilmente gestibile), nel quale ospitare amici e relazioni professionali offrendo i cibi e bevande di produzione propria”.
Negli ultimi anni il fenomeno ha dato un forte impulso al mercato rurale. “È un peccato però - nota l’esperto - che in questa regione non si sia ancora sviluppata a livello istituzionale la consapevolezza del valore del “terroir” e della cultura che lo tutela come è accaduto in Toscana, ad esempio nella zona del Chianti”. Un ritardo che ha un lato positivo: con alcune eccezioni, la doc dei Colli Orientali presenta prezzi accettabili.
Il mercato si caratterizza per apertura e buona dinamica. Si compra fra i 100mila e i 150mila all’ettaro. Cifra attraverso la quale si acquisisce la proprietà intera, quindi il vigneto, gli edifici e le attrezzature e che comprende anche i diritti per la coltivazione della vite doc sottoposta a una regolazione di quote. Qui è anche
buona l’offerta di piccole proprietà rurali non legate alla produzione del vino.
Offerta che, invece, non si verifica nella doc del Collio - una mezza luna aderente al confine con la Slovenia a nord di Gorizia
- dove il mercato immobiliare è
rarefatto e ingessato. La doc che
detiene il primato della notorietà e della qualità dei vini friulani
vanta una produzione blasonata
e raffinata grazie a etichette che
arrivano a invecchiare il vino
nelle anfore raggiungendo livelli altissimi di eccellenza e che
per questo sono in grado di proporre al mercato una bottiglia di
Merlot a 150 euro. Qui è raro trovare una proprietà con vigneto
da comprare e, nel caso, i prezzi
dell’ettaro oscillano tra i 150 e i 210mila euro. In questo caso, però i prezzi precipitano se si passa
il confine con la Slovenia (la regione geografica del Collio si
estende oltreconfine per i due
terzi della sua ampiezza), come
hanno fatto alcuni imprenditori
diversi anni fa con ottimi risulta
ti di mercato.
Dalla zona dei Colli Orientali, tuttavia, i prezzi si ridimensionano anche avvicinandosi alla doc della Grave, pianeggiante ed estesa soprattutto in latitudine fra Udine e Latisana. “È un territorio per lo più privato del particolare fascino dato dalle colline
- nota Michele Bertolami - ma
essendo, con 6mila ettari, la doc
più vasta della regione, offre ampie estensioni a non più di 80mila euro e una vasta scelta di rustici friulani abbandonati”.

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