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Il Sole 24 Ore

Campari, nel 2008 ricavi stabili a 960 milioni ... Crescita organica del 5% e Ebitda a 225 milioni (+2%) con margini in lieve progresso al 23,5%... Campari, “Lo scenario resta favorevole”... “La nostra industria opera in uno scenario favorevole in quanto resta ‘protetta’ dalle fluttuazioni congiunturali, mentre le potenzialità di sviluppo sono decisamente elevate sia in termini di crescita organica, sia tramite acquisizioni”.
Questo in quanto, puntualizza Bob Kunze-Concewitz, Ceo di Campari, “ci sono ben tre tendenze globali che sorreggono lo sviluppo: la gente beve meno, ma meglio e con qualità più elevate, la rinascita del cocktail si sta velocemente radicando in tuttiPaesi evoluti dopo essersi imposta in Usa, la popolazione mondiale che ha raggiunto l’età per il consumo di alcolici continua a crescere”.
E noi, prosegue il capo azienda, “possiamo avvantaggiarci di tutto ciò in quanto la nostra matrice prodotti/mercati è ben posizionata per beneficiarne”. Questo in quanto, continua il Ceo “in occidente possiamo fare leva sullo sviluppo dei cocktail, dove la vodka e la tequila sono prodotti base come altri da nostri marchi, mentre nei Paesi emergenti facciamo leva sull’aumento dei consumi premium, dove noi abbiamo una buona disponibilità”.
Ma c’è pure altro poiché, precisa Kunze Concewitz. “la nostra industria è molto frammentata eprimi 100 marchi occidentali hanno il 13% del mercato mondiale degli spirits in termini di volumi, mentre il restante è rappresentato da marchi locali, spesso di bassa qualità”. Uno scenario che, aggiunge il Ceo, “offre importanti potenzialità di sviluppo organico, ma crea anche opportunità di crescita esogena e noi siamo pronti a coglierle come abbiamo dimostrato nel passato”. Da rilevare al riguardo che la Campari ha realizzato e integrato con successo ben 12 aziende, mediamente una all’anno.
Strategia perseguita ricercando le “perle nascoste secondo un modello ben definito e composto di tre driver”. Il primo, ricorda il capo azienda, “è rappresentato dai marchi nuovi, relativamente giovani e in fase di sviluppo, ma non ancora entrati nei radar dei big del settore come Skyy Vodka, Cabo Wabo e X-Rated”.
Il secondo schema, continua il Ceo, “prevede invece l’acquisto di marchi validi e con una bella storia, ma demodè e quindi da rilanciare come Cinzano”. La società piemontese, ricordano con orgoglio alla Campari, è stata acquisita nel 1999 in pessima salute, ma oggi è una delle punte di diamante della nostra offerta, con tassi di crescita a doppia cifra sia negli spumanti, sia nel vermut grazie al lavoro realizzato su un marchio che è rinato dopo 250 anni di storia.
La terza opzione, aggiunge, “transita invece dai marchi unici e distintivi che creano una categoria ben definita e non duplicabile come Aperol”. La società veneta è stata rilevata nel 2004 e oggi ha raddoppiato le vendite complice anche, come spiega
Kunze-Concewitz, “una strategia di marketing a macchia d’olio: dal Veneto a Roma transitando per Svizzera, Austria e Germania; aree che ci hanno dato grande soddisfazione”. E tutto ciò, puntualizza il Ceo, “senza mai derogare all’imperativo di creare valore e quindi rispettando le tre regole auree: ritorno del capitale investito al 10% sulla base di un costo del capitale del 7 per cento; multipli sull’Ebitda compresi fra 7 a 12, anche se potremmo a 14 se la preda presenta potenzialità di sviluppo e di sinergie particolarmente elevate; un rapporto debiti/Ebitda che si può spingere sino 33,5 volte includendo l’Ebitda della neoacquisita; formula che oggi consente alla Campari di poter disporre di circa 600 milioni per le nuove acquisizioni.
Disponibilità che la Campari intende utilizzare considerando che lo staff che affianca Kunze-Concewitz ha numerosi dossier allo studio, “anche se le caratteristiche del business e dei venditori rende l’evoluzione delle trattative non lineare e quindi il negoziato potrebbe concludersi nel breve, ma anche scivolare nel medio termine”, come puntualizzano alla Campari.
Strategia di espansione che coinvolge pressoché tutte le aree del business, vini inclusi. Il Ceo conferma infatti “la volontà di creare un polo di aziende vinicole italiane di alta qualità con le quali agire per aumentare la presenza internazionale”, anche se, conclude, “non siamo disposti a derogare alle regole auree che ci hanno permesso di crescere con successo in questi anni e quindi nel rispetto della precisa volontà di creare valore”.
E il percorso di crescita impresso al gruppo avrà come baricentro le aree a maggior potenziale di sviluppo, quali il Sud America, Brasile in primis, e l'Europa dell'Est, Russia inclusa, pur senza dimenticare i Paesi più maturi ma non per questo meno centrali quali gli Stati Uniti d'America, che restano il mercato numero uno al mondo negli spirits. Un percorso che transita pure dalla crescita organica, facendo leva sui 40 marchi di proprietà distribuiti su 190 mercati e sulla potenza di fuoco di un investimento pubblicitario che resta nell'ordine del 18,5% delle vendite e cioè quasi 180 milioni in questo 2008.
Iniziative i cui effetti si dispiegheranno appieno nei prossimi anni, ma presenti nei conti in esame come si evidenzia anche dai dati al 30 giugno 2008. Un trend che dovrebbe riproporsi, seppur con alcuni significativi miglioramenti, nella seconda parte dell'anno consentendo alla Campari di chiudere il bilancio 2008 con ricavi nell'ordine dei 960 milioni e quindi sostanzialmente stabili rispetto ai 958 dello scorso anno. Una stabilità più apparente che reale in quanto il mercato evidenzia riscontri positivi in pressoché tutti i settori e aree geografiche tanto che la componente organica dovrebbe evidenziare un progresso del 5% rispetto al 2007 anche se tale performance dovrebbe essere interamente assorbita dagli effetti connessi all'andamento dell'euro in rapporto alle principali valute di riferimento, dollaro in primis, oltreché all'uscita dall'area di consolidamento di Tequila 1.800 e pur considerando gli apporti delle neoacquisite Kabo Wabo e X-Ratede. Sostanzialmente analoga, anche se con un progresso leggermente più elevato, la dinamica dell’Ebitda, che dovrebbe presentare una crescita superiore al 2% e collocarsi; intorno ai 225 milioni con margini in ulteriore progresso al 23,5%, pur scontando l’effetto della forza dell’euro e dell’aumento del costo dei materiali oltreché della conferma degli investimenti per la “pubblicità”, dove il budget del 18,5% dovrebbe essere rispettato a testimonianza della scelta strategica di sostenere marchi per supportare lo sviluppo dei business.
E tutto ciò sarà possibile anche perché la crescita del costo dei materiali è stata compensata dalla efficienze produttive. Iniziative grazie alle quali il costo del venduto dovrebbe restare sostanzialmente stabile permettendo di migliorare, seppur di misura, l’Ebitda margin. E tutto ciò si rifletterà pure sull’Ebit, che dovrebbe migliorare di circa il 2% collocandosi intorno a 205 milioni, mentre il conto economico 2008 dovrebbe chiudersi con un utile netto tendente ai 130 milioni e cioè con un progresso del 2,5% sui 125 milioni dello scorso anno. II free cash flow dovrebbe di conseguenza mantenersi stabile nell’ordine dei 100 milioni e ciò permetterà di collocare l’indebitamento intorno a 310 milioni (+8%) pur avendo assorbito circa 60 milioni relativi all’acquisto della tequila Cabo Wabo.

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