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Il Sole 24 Ore

Chiusa l’inchiesta sul Brunello di Montalcino ... La procura di Siena ha sbloccato le bottiglie di Brunello 2003 della cantina Castello Banfi messe sotto inchiesta per verificare il rispetto del disciplinare di produzione con uve Sangiovese...
Chiusa l’inchiesta sul Brunello ... Agroindustria. Dissequestrate le 500mila bottiglie di Castello Banfi: “Disciplinare rispettato”... Il 27 ottobre i viticoltori discutono le nuove regole produttive... Si sgonfia la “bolla” del Brunello di Montalcino. La procura di Siena, dopo un’indagine durata otto mesi, ha sbloccato ieri le bottiglie di Brunello 2003 della cantina Castello Banfi. Il sequestro della produzione (che nei mesi scorsi ha coinvolto anche etichette come Antinori e Frescobaldi con posizioni però archiviate), era stato disposto dopo l’apertura dell’inchiesta della Procura senese che puntava a verificare il rispetto della regola, sancita dal disciplinare di produzione, di utilizzare uve “100% Sangiovese”. Gli inquirenti sospettavano infatti che, complice un’annata scarsa come quella 2003, i viticoltori avessero effettuato tagli con altre varietà di uve. Un mix che, pur privo di conseguenze per il consumatore, non è consentito dal disciplinare di produzione.
L’inchiesta toscana ha coinvolto quasi un milione di bottiglie di Brunello di Montalcino (su una produzione totale di 9,7 milioni per un fatturato di 120 milioni di euro). Il provvedimento della magistratura aveva riguardato oltre alle 180mila bottiglie di Antinori e alle 100mila di Frescobaldi, circa 500mila bottiglie della griffe Castello Banfi, “il nostro Brunello 2003 spiegano alla Castello Banfi - torna sul mercato dopo che ne è stata verificata la piena conformità al disciplinare”. “Ora possiamo fmalmente tornare a dedicarci - ha aggiunto la titolare dell’azienda senese, Cristina Mariani May - con rinnovata passione, a quella ricerca dell’eccellenza che ci ha resi famosi e apprezzati nel mondo”.
Il dissequestro chiude una querelle che nei mesi scorsi ha creato anche qualche allarme. Basti ricordare la minaccia, avanzata a giugno dal Governo americano, di bloccare le importazioni di Brunello negli Usa (principale sbocco con una quota del 25% dell’export). Per evitare il black out i tecnici americani chiedevano rassicurazioni sul rispetto delle regole di produzione. Richieste soddisfatte con la nomina da parte del ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, di un comitato di sorveglianza sul Brunello chiamato, insieme all’Ispettorato per il controllo della qualità, a garantire l’autenticità del vino toscano. Sullo sfondo resta però la contestata regola sulla produzione in purezza (utilizzando solo uve Sangiovese) che secondo molti rappresenta un vincolo eccessivo. “La modifica del disciplinare è all’ordine del giorno dell’assemblea prevista il prossimo 27ottobre - spiega il presidente del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino, Patrizio Cencioni -. Molti, soprattutto ‘esterni’ ci invitano a modificare il manuale produttivo. Trovo invece che la maggioranza dei viticoltori di Montalcino sia convinta nel confermare la regola del 100% Sangiovese. Anzi, è probabile che vengano introdotti anche nuovi paletti come un’ulteriore riduzione delle rese produttive per ettaro”.
“Se i produttori ribadiranno la regola della purezza - aggiunge Ezio Rivella che, alla guida proprio della Castello Banfi, è stato tra gli artefici del successo internazionale del vino toscano - avranno perso un’importante occasione per fare chiarezza. La qualità non si detta per legge e gli unici disciplinari che hanno dimostrato di funzionare sono quelli che garantiscono flessibilità ai produttori. Prevedendo, invece, ulteriori vincoli si creano solo i presupposti per altre inchieste”.

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