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Il Sole 24 Ore

Si punta sull’alta qualità ... Crescono le estirpazioni incentivate di vigneti. Esaurito in 12 mesi il plafond triennale... Pieno di incentivi per l’estirpazione dei vigneti in Puglia. La regione è stata la prima in Italia per numero di domande trasmesse all’Agea, l’Agenzia per l’erogazione in agricoltura, a metà settembre scorso (quasi 6.500) e per totale di ettari interessati alla misura prevista dalla riforma dell’Ocm (Organizzazione comune del mercato): quasi 9.200 ettari sui 58.435 assegnati a tutte le regioni italiane. In un solo anno sui tre possibili previsti dalla misura, la Puglia ha esaurito quasi tutto il plafond, 9.200 sui 10.560 ettari totali, il 10% della sau (superficie agricola utilizzata) regionale vitata a vino (la differenza andrà a bando fino a esaurimento nei prossimi due anni). Varata a dicembre scorso dai ministri dell’Agricoltura Ue guidati dal commissario Mariann Fischer Boel, per riequilibrare domanda e offerta nel settore, la misura sull’estirpazione incentivata farà scendere ancora la sau pugliese da 105mila ettari (20 anni fa era di 200 mila) a 95mila. La Puglia è stata dunque prima tra le regioni italiane seguita dalla Sicilia, seconda in classifica, con 7 mila ettari. Le due regioni perderanno così altri vigneti che dovrebbero togliere dal mercato molto vino non di qualità, prodotto solo per la distillazione di crisi, un aiuto che solo all’apparenza è una questione industriale, risolvendosi più spesso in una cattiva gestione agricola del territorio. Questi aiuti cioè hanno alimentato, nel tempo, molte produzioni di bassa qualità che, senza tali contributi, sarebbero scomparse già da molto tempo. E infatti, puntuale, anche quest’anno la Puglia ha chiesto la distillazione di crisi per 1,5 milioni di ettolitri di vino da tavola, quasi un terzo della produzione 2008. C’è anche un’altra lettura: la misura è scaduta proprio nel pieno di una vendemmia che ha registrato prezzi bassissimi, anche 13 euro al quintale. “Dietro il boom pugliese nelle estirpazioni c’è un senso di resa. E’ la conferma che tanti vitivinicoltori non riescono più a compensare sul mercato tutti gli sforzi che questa coltura impone e allora chiudono”, spiega Luigi Rubino, che guida una grossa azienda vitivinicola in agro di Brindisi, le “Tenute Rubino”, che esporta il 70% del prodotto confezionato. E a chiudere sono stati soprattutto i piccoli vitivinicoltori come emerge dalle domande inviate ad Agea e che documentano superfici quasi sempre di un ettaro o di poco inferiori. Tanto che qualche cantina vitivinicola, soprattutto nel Salente, potrebbe chiudere: molti soci, in credito da 4-5 vendemmie, hanno così approfittato dei soldi della Ue. Per questo Pietro Salcuni, presidente regionale della Coldiretti, si chiede “come faremo a recuperare sul piano produttivo? Se perdiamo il vigneto dobbiamo poi stare attenti alla monocultura. Ci tentano con i soldi degli incentivi perché noi qui abbiamo la qualità che altri non hanno”. Rimane quindi la sfida di sempre: produrre bene e soprattutto vendere bene. Rubino però teme che questa Ocm e la misura dell’estirpazione non saranno sufficienti “a colmare lo squilibrio tra la forza produttrice che ha la Puglia e la sua capacità di commercializzazione che è molto bassa”. Ritorna il tema del vino confezionato - in media solo il 10-15% del totale annuo di cinque milioni di ettolitri (vendemmia 2007) - il cui peso cresce, ma lentamente, rispetto al totale di quello che viene commercializzato invece allo stato sfusi e destinato al Nord e anche al mercato locale dove ritorna, spesso, prezzi più bassi provocando concorrenza sleale.
Letta così l’estirpazione può sostenere la scelta qualitativa di una vitivinicoltura che qui alimenta un giro di affari di circa 10 miliardi di euro l’anno, di cui 3-4 ottenuti dall’export, cresciuti del 7% nel primo semestre del l’anno. Verso le uve di qualità la Puglia si è infatti incamminata da tempo puntando soprattutto sui vitigni autoctoni. Come quelli a bacca nera (Negroamaro, Primitivo e Nero di Troia) che in questi anni hanno reso famosissima la regione e su cui l’estirpazione non dovrebbe incidere. Ne è convinto Pinuccio Marmo che conduce l’azienda “Tenuta Cocevola” di Andria, dove si produce il noto “Vandalo”, 100% Nero di Troia. “Non credo che avrà effetti sulle superfici vitate con i vitigni più noti della regione. Sarebbe davvero controproducente per chi ha investito in questi anni su vitigni di qualità, come noi che - conclude Pinuccio Marmo - abbiamo vitato a Nero di Troia tutta la nostra sau aziendale di sette ettari da cui vinifichiamo in purezza un rosso, un rosato e una acquavite”.

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