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Il Sole 24 Ore

L’agricoltura resta poco competitiva ... Rapporto Nomisma. Secondo l’analisi l’export è la sola voce in attivo del settore... Piccole e gestite da titolari con più di 65 anni, poco inclini all’innovazione e scarsamente competitive. È l’identikit delle imprese agricole tracciato da Nomisma nell’XI rapporto sull’agricoltura italiana presentato ieri a Roma nella sede del Cnel. Un sistema caratterizzato da un’elevata frammentazione: l’Italia continua ad avere una superficie aziendale media di poco superiore ai 7 ettari, di gran lunga inferiore ai 49 ettari della Francia e ai 44 della Germania ma anche ai 12 ettari della media europea. Il nucleo
delle imprese più dimensionate (quelle con un’ampiezza poderale superiore ai 50 ettari) pesa per appena il 2% rispetto al 35% francese al 22% tedesco.
La polverizzazione aziendale, tra l’altro, non consente di sfruttare al meglio le tecnologie e investire sull’innovazione, portando la produttività a valori inferiori a tutti i principali competitor comunitari: l’Italia si ferma a 18.200 euro di valore aggiunto per addetto contro i 30mila della Francia, i 22.300 della Spagna e i 20mila della Germania. “Una zavorra - sottolinea l’amministratore delegato di Nomisma, Giorgio De Rita - che costringe le nostre imprese a viaggiare a marce ridotte senza riuscire a cogliere tutti i vantaggi derivanti dal buon posizionamento competitivo detenuto dai prodotti agroalimentari italiani nel mercato internazionale”.

È legato proprio all’export, infatti, il “miracolo” italiano: negli ultimi dieci anni il valore delle spedizioni agroalimentari è più
che raddoppiato (104%) contro una media mondiale che si è fermata all’89%. “Un risultato - spiega Denis Fantini di Nomisma - ottenuto nonostante l’età media dei conduttori: ogni 100 over 65 ci sono solo 8 under 35 in Italia (125 in Germania, 66 in Francia)”. Altri fattori critici rilevati da Nomisma che ha condotto un’indagine tra 500 imprese, sono il difficile rapporto con la distribuzione, il peso della burocrazia per il quale si perdono quasi due mesi di lavoro, l’accesso al credito e il costo della manodopera. “Servono più attenzione ed efficienza - spiega Antonio Marzano, presidente del Cnel -. Entro 40 anni raggiungeremo i 9 miliardi di abitanti sul pianeta con incrementi di 30 milioni nella parte ricca del globo e di 2,5 miliardi nella parte povera, sarà pertanto necessario un sistema agricolo molto efficiente e molto produttivo, per sfamare i nati che verranno”. Ma quale strada seguire? Il presidente di Confagricoltura, Federico
Vecchioni, non ha dubbi: “Competitività significa conquistare nuove quote di mercato e mantenerle. È uno sforzo imprenditoriale e una priorità dell’agricoltura e di tutto il sistema agroalimentare, che va sostenuta anche dalle politiche europee e nazionali”.

In questo senso Vecchioni ha promosso la recente riforma della Pac che ha rilanciato il tema dell’approvvigionamento e tenuto sotto controllo la modulazione: “La tutela ambientale deve affiancare la produzione e non sostitutirla”. Anche la qualità ha un ruolo centrale in questo scenario. “Ha un elevato costo - rileva Vecchioni - che deve essere remunerato riducendo a valle i costi di produzione e a monte alleggerendo la filiera fino a diventare interlocutori diretti non solo dell’industria ma anche della grande distribuzione cui proporremo non solo materia prima ma anche prodotti trasformati e confezionati direttamente dall’azienda agricola”.

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