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Il Sole 24 Ore

Il sobrio “mangiarbere” ... n fantasma si aggira fra ristoranti, trattorie, osterie e cantine: “sobrietà”. Ovvero misura, moderazione. Sobri sono, per una volta, sia per il gestore sia per il cliente. Mala tempera currunt: è un’imposizione. Checché si racconti i locali sono sempre più vuoti, le cantine sempre più piene. È davvero giunto il momento per il “mangiarbere” della misura, della moderazione. Che significa soprattutto ridurre lo spreco e il superfluo. E allora si cominci a cancellare quel fastidioso balzello riportato come “pane e coperto”. Basta, non ha alcun senso! Basta con i santini o ex voto, come più volte li ho definiti già nell’era delle vacche grasse. Quei pre-antipasto o omaggio della cucina, quei pre-secondo piatto, pre-dessert e post-dessert sono superflui e, dulcis in fundo, anche costosi per il cliente, perché risulta chiaro che il patron da qualche parte deve pure imputarli. Uno chef stellato mi ha confidato che sono graditi alla guida Michelin, come dire li dobbiamo servire perché altrimenti pesa nel giudizio dei francesi della rossa. Va bene, allora siano offerti ai soli ispettori della guida, così raggiungiamo un ulteriore risparmio. Lo spreco è rappresentato anche dalle mostruose carte dei vini, vere corazzate Potionkin, costituite da costosi volumi in pelle umana (battutaccia) dove si rischia di perdersi per ore prima di scegliere un rosso e un bianco. Ciò non significa rinunciare alla scelta e alla varietà, ma forse, togliendo qualche pagina, si riduce il costo di gestione della cantina. E magari il superfluo di cantina potrebbe diventare più appetibile per il cliente con l’offerta a calice. Con lo stesso prezzo di una bottiglia si possono ordinare 3 o 4 calici di vino diversi, una vera e propria degustazione a buon mercato.
Sulle acque minerali, visti i prezzi di alcune etichette, tutte orientate al bello artistico delle bottiglie, il cui costo , ovviamente lo paga il consumatore, non ho commenti.
Meglio il contenitore povero e l’acqua a prezzo “sobrio”. Non solo, l’acqua da rubinetto non esiste più nei locali? Gli impianti sono stati chiusi per decreto?
Forse si è chiusa l’era del tovagliato di lino di Fiandra , dei calici griffati, delle sculture sui tavoli. Ciò non significa tornare alla carta gialla paglierino o ai bicchieri a tutto uso e agli ambienti raffazzonati, ma misura e moderazione possono essere anche espressione di gusto, armonia e piacevolezza , ma soprattutto di qualità. Certo i ristoratori spesso rispondono che tutto il superfluo è stato in funzione delle guide e dei critici... forse sobrietà potrebbe voler dire: “non ti curar di loro, guarda e passa”. Sine qua non semper!

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