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Il Sole 24 Ore

L’agricoltura perde 20mila aziende ... Gli imprenditori chiedono sgravi contributivi e interventi anti calamità naturali. La Cia lancia l’allarme: in forte aumento costi di produzione (+9%) e oneri sociali (+26% nell’ultimo biennio)... Sull’auto europea piovono incentivi ma un altro comparto reclama attenzione e aiuti. Quello dell’agricoltura italiana, dove solo l’anno scorso 20mila aziende (dati Cia, Confederazione italiana agricoltori) hanno chiuso i battenti a causa dell’aumento dei costi di produzione (+9% annuo) con rincari record per concimi (+43,3%), mangimi (+15,5%) e prodotti energetici(+10,4%) in base ai dati Coldiretti che insieme agli oneri sociali (+26% in un biennio, sempre secondo la Cia) incidono tra il 60 e l’85% sulla gestione di un’azienda agricola.

A ciò va aggiunto il calo dei prezzi alla produzione (-7,2% annuo, con punte anche del 35-50% per i cereali) lontano dall’aumento dei prezzi al consumo (+4,3%). E la tendenziale diminuzione degli stipendi degli addetti del settore: nonostante l’aumento messo a segno nel 2008 (+2,l%) negli ultimi otto anni la situazione dei redditi degli agricoltori italiani ha registrato la flessione più accentuata nella Ue (-18,5%) a fronte di un aumento medio europeo del 17% circa. Uno scenario tutt’altro che roseo per un settore che pesa per il 5,2% sul totale dell’occupazione, per il 2,2% sul Pil nazionale e per il 6,9% sulle esportazioni totali. Proprio per questo i produttori lanciano un grido d’allarme. E se lo snodo dell’ici sui fabbricati rurali sembra ormai superato, almeno al Senato è stato aggiunta una clausola che esclude questa ipotesi c’è ancora incertezza su altri temi delicati.

Prima di tutto sul rifinanziamento del fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali, come sottolinea Sergio Marini, presidente di Coldiretti: “Restano pochi giorni per rifinanziare il fondo, che è un’assicurazione agricola agevolata molto importante per le nostre aziende”. Quanto agli sgravi contributivi per le aree montane e svantaggiate (legge n. 81/2006) “in assenza di una proroga oltre il termine previsto del i marzo spiega il presidente della Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi molte aziende, che si trovano già in zone disagiate dove il tasso di disoccupazione è più alto, si vedranno costrette a licenziare, perché i costi di produzione totali lieviterebbero ulteriormente”.

E resta infine da superare lo scontro sulle quote latte: gli operatori del settore chiedono “rispetto e garanzie per quegli allevatori che in questi anni sono stati alle regole” e un rifinanziamento del Fondo di intervento riservato agli allevatori che hanno investito nell’acquisto di quote. “Nel decreto attualmente all’esame del Senato infatti sottolinea la Cia non c’è, infatti, traccia dei 500 milioni che il ministro aveva annoverato”. Insomma, richieste “ragionevoli” ma fin ora “cadute nel vuoto”. “A noi si dice spiega il presidente Cia che le risorse non ci sono, poi invece, vengono varati interventi importanti per il settore dell’auto, per gli elettrodomestici, per i mobili. Ci sentiamo presi in giro”. Per questo la Cia chiede che si convochi urgentemente una Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale, dove discutere e decidere misure straordinarie per ridurre il costo della produzione con interventi mirati sull’iva o sul credito d’imposta per chi esporta.

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