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Il Sole 24 Ore

Il Chianti pronto a diventare distretto ... La richiesta avanzata alla Regione Toscana dal Consorzio del Classico... Il Chianti si candida a diventare un distretto agroalimentare di qualità fondato sul vino e sull’olio, cioè sui prodotti che, assieme al paesaggio, hanno fatto di quest’area a cavallo tra le province di Firenze e Siena una delle destinazioni più famose e apprezzate nel mondo, ma anche un modello di sviluppo integrato di grande forza economica (più di 500 milioni di giro d’affari tra prodotti tipici e agriturismi). Il Consorzio del vino Chianti Classico ha presentato nei giorni scorsi alla Regione Toscana la richiesta di riconoscimento del distretto agroalimentare, legato - come prevede la legge 228/01 - a una o più produzioni certificate : in questo caso il vino Docg Chianti Classico e l’olio Dop Chianti Classico, che nel 2008 hanno alimentato vendite per 375 milioni, confermandosi una delle principali realtà made in Italy del settore. Avere la qualifica di distretto agroalimentare permetterebbe di rafforzare le relazioni produttive tra le aziende del territorio, ma anche, come spiega il direttore del Consorzio, Giuseppe Liberatore, “di accedere ai bandi sui contratti di filiera che il ministero pubblicherà nelle prossime settimane, e dunque di ottenere risorse per lo sviluppo del territorio”. Un territorio che sta affrontando la crisi internazionale (nel 2008 le vendite di vino Chianti Classico hanno segnato una flessione del 15%, scendendo a 360 milioni di euro, per il 73% all’export) da una posizione privilegiata. “Abbiamo meno problemi di altri - sostiene Marco Pallanti, presidente del Consorzio del vino Chianti Classico, che conta 597 soci, di cui 350 imbottigliatori - perché le nostre aziende sono fortemente patrimonializzate, e dunque sono in grado di fornire le garanzie che, soprattutto in questo periodo, servono per accedere al credito. La solidità aziendale, unita alla capacità innovativa e alla qualità delle produzioni, dovrebbe salvaguardare il Chianti Classico da impatti devastanti della crisi in atto”. Gli investimenti realizzati negli ultimi dieci anni in Chianti sono stati imponenti. Sul fronte dei vigneti, sono stati rinnovati quattromila ettari (oggi sono iscritti all’albo 7.200 ettari, che nel 2008 hanno prodotto 268mila ettolitri di Chianti Classico) con una spesa complessiva di 240 milioni. A questi vanno aggiunti gli investimenti in cantine e attrezzature, stimati intorno ai 400 milioni. In un decennio, le sole aziende vitivinicole del Chianti hanno dunque investito 640 milioni. La remunerazione è stata assai soddisfacente, visto che oggi un ettaro di vigneto a Chianti Classico vale 200-250mila euro, e fa dell’intero patrimonio viticolo una roccaforte da 1,5 miliardi. E forte di queste cifre che il Consorzio del Chianti classico, riposta nel cassetto l’ipotesi di dar vita a un distretto rurale (naufragato per il mancato accordo sui confini con le istituzioni locali), prova adesso con quello agroalimentare. “Il distretto agroalimentare non avrebbe problemi di confini - dice Liberatore - perché, essendo legato al vino e all’olio, avrebbe quelli delle produzioni certificate”. Cioè soltanto gli otto Comuni (quattro in provincia di Firenze e quattro in provincia di Siena) che rappresentano il cuore storico del Chianti. Otto comuni (quattro in provincia di Firenze e quattro in provincia di Siena), 7.200 ettari di vigneti specializzati, un giro d’affari di oltre 500 milioni nei prodotti tipici (vino, olio e attività agrituristiche): il Chianti Classico è uno dei territori italiani più belli e anche più ricchi, con un valore complessivo del patrimonio terriero stimato oltre 1,5 miliardi. Al Consorzio del Chianti Classico aderiscono 597 produttori, con un fatturato complessivo di 360 milioni (-15% nel 2008), per i173% realizzato sui mercati internazionali. Negli ultimi dieci anni, gli investimenti hanno superato i 400 milioni.

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