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Il Sole 24 Ore

L’innovazione servita in tavola ... Dal nuovo libro di Nicola Dante Basile sulle imprese del sistema agroalimentare italiano anticipiamo parte dell’introduzione. Il saggio analizza il settore e presenta le strategie di oltre settanta imprese...

Che gli italiani abbiano un rapporto privilegiato con tutto ciò che è cibo e bevande è fatto noto a tutti. Da sempre è così. Molto minore è la consapevolezza che si ha della tavola stessa, della sua storia, dei suoi modelli e dei suoi costumi, dell’evoluzione del pensiero nobile e prevalente dell’arte culinaria. Fatti e azioni portatori di scenari che si susseguono in un continuo divenire quotidiano, scontrandosi con fenomeni di straordinaria eccezionalità. Fatti che lasciano il segno nella composizione della domanda finale e, va da sé, nella struttura dell’offerta dei prodotti alimentari. Il walzer dei listini delle materie prime, da un lato, e il crollo di Wall Street dall’altro, non si sono limitati a pesare sul normale fluire della domanda e dell’offerta facendo traballare la scelta qualitativa a scapito del prezzo e la classica distinzione tra ci che è tipico e ci che tipico non è. E’ un fatto che il sistema alimentare italiano, diversamente da quanto accade in altri Paesi, presenta una struttura molto frammentata, stanti le 80mila aziende produttive, meno di un declino delle quali vanta un’organizzazione gestionale di tipo industriale Ma questa apparente debolezza non impedisce al settore di investire in ricerca e sviluppo dai 5ai 6 miliardi di euro l’anno, in linea con quanto fanno Paesi come la Francia, la Germania e la Gran Bretagna. Il risultato delle ricerche evidenzia un gran numero di tecnologie destinate all’industria del cibo, oltre che una mole incredibile di nuove referenze propriamente alimentari che vanno ad aggiungersi alla già lunga lista della spesa alimentare. Si stima che in Italia siano ben più di duemila i nuovi prodotti sfornati con regolare periodicità nell’arco dei dodici mesi, su un totale mondiale di 18-20mila. Vale a dire un decimo della totalità, a conferma di una congenita specializzazione a tavola della Penisola.

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