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Il Sole 24 Ore

Alla Sanpellegrino tagli per 320 ... Presentato ieri ai sindacati il piano di riorganizzazione... Le vendite di acqua minerale calano e il gruppo Sanpellegrino (Nestlé), leader del mercato, annuncia un piano di ristrutturazione. Che secondo i sindacati comporta “la riduzione della capacità produttiva e il licenziamento di 320 dipendenti, su un totale di 1.850” distribuiti tra dieci siti produttivi, compresa la sede centrale di Milano. Immediata la replica delle organizzazioni sindacali che hanno proclamato lo stato di agitazione in tutto il gruppo e definito una un primo pacchetto di 8 ore di sciopero.

Fonti aziendali escludono che si tratti di licenziamento; e senza sbilanciarsi fanno capire che il numero è più contenuto rispetto a quello riportato dai sindacati. È però un fatto che questo piano, definito dall’azienda di “revisione organizzativa”, è il primo di cui si ha notizia in Italia in un settore che per molti anni ha macinato consuntivi eccellenti. Anni, cioè, in cui il gruppo controllato dalla multinazionale Nestlé è stato tra i protagonisti in fatto di acquisizioni. Tanto da assicurarsi marchi come Vera, Levissima, Recoaro, San Bernardo, Panna, Pejo, oltre a San Pellegrino: in tutto tre miliardi di bottiglie.

Ora la situazione evidentemente non è più la stessa. Di sicuro non lo è per i prodotti di marca e di prezzo di fascia medio-alta. Come appunto sono quelli del gruppo. E non è un caso che i responsabili aziendali, nel commentare la logica della ristrutturazione, fanno riferimento alla crisi economica che sta colpendo tutti i settori, compreso l’alimentare. Crisi di consumi che, nel caso delle acque minerali nel 2008 “per la prima volta dopo dieci anni di crescita costante, ha registrato una perdita del 3 per cento”. E il timore è che anche nel 2009 la caduta venga “confermata”.
A questo si aggiunga il fatto che a breve gli Usa potrebbero innalzare i dazi all’import di acqua minerale. Un provvedimento già annunciato e che colpirebbe in special modo San Pellegrino il marchio di acqua che in America è considerato uno status symbol. Di qui la decisione della ristrutturazione che interesserà quattro stabilimenti e la sede di Milano.

Un piano che il segretario nazionale della Flai-Cgil Antonio Mattioli ha definito “indecente, poiché Nestlé ha guadagnato fino a oggi in Italia milioni di euro e ora alza bandiera bianca, non curandosi del destino di 320 famiglie”. Dello stesso tenore la condanna delle altre sigle sindacali. Con Daniele Zambon e Onofrio Rota della Fai-Cisl del Veneto che accusano l’azienda di fare solo tagli agli investimenti tecnologici e commerciali e niente progetti di rilancio.

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