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Il Sole 24 Ore

Via libera di Bruxelles all’etichetta per i rosè ... C’è rosato e rosato. C’è il vino rosato che l’Italia (ma anche la Francia e gli altri Paesi dell’area mediterranea) ricava da sempre da alcune uve a bacca rosata o vinificando uva rossa pressata in modo soffice. E c’è quello che altri Paesi della Ue vorrebbero fare miscelando semplicemente vino bianco e vino rosso: un metodo di produzione a bassissimo costo, fatto con vino di cui non si conosce l’origine e che la Ue ha deciso, con la riforma Ocm-vino varata a febbraio e attesa per agosto, che si può fare. Questo rischio è però stato scongiurato. Ieri, infatti, il commissario Ue all’Agricoltura Mariann Fischer Boel, pressata dalle proteste italiane e francesi, ha stabilito che i produttori possono, su base volontaria, mettere in etichetta la dizione vino rosè tradizionale. La decisione ha avuto parere favorevole di tutti i Paesi, ad eccezione della Francia che ha votato contro. La ragione si spiega per il fatto che i francesi sono i maggiori produttori divino rosato al mondo. In Italia, dove l’offerta di rosato a stento arriva al 5% del totale, l’opportunità di poter menzionare in etichetta l’origine alla tradizione ha letteralmente spaccato le organizzazioni agricole. Per la Cia si tratta di “una decisione che va nella giusta direzione: un’etichetta chiara garantisce da un lato i consumatori sull’origine del prodotto e, dall’altro, riconosce ai produttori gli sforzi fatti per produrre qualità”. La Confagricoltura parla di “passo avanti”, sostenendo che l’obiettivo ottimale sarebbe stato quello di capovolgere la menzione, ovvero “imporre l’obbligo di indicare in etichetta se il prodotto è fatto con il taglio di vino rosso e bianco”. Nettamente contraria la Coldiretti che non esista ad accusare la Ue di avere creato un vero e proprio “scandalo”. Per l’organizzazione presieduta da Sergio Marini, con il via libera a questo modello produttivo di vino rosè “si abbassa il livello qualitativo dell’offerta vinicola europea, aprendo di fatto la strada a una scorciatoia che inganna i consumatori e danneggia i produttori di vero rosè”.

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