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Il Sole 24 Ore

Ora la Germania fa le bollicine ... “Mai dire mai” oppure “Chi la fa l’aspetti”. O ancora: “Le vendette della storia”. Il riferimento corre al Prosecco, vino con le bollicine, nato e cresciuto tra le colline di Conegliano e Valdobbiadene, un tempo ritenuto una Cenerentola, oggi invece conteso dal mondo. Sembra proprio di assistere alla famosa favola, con al posto della scarpetta il calice di cristallo firmato, levato alla mezzanotte dell’ultimo dell’anno. Ogni riferimento a Paris Hilton, per il ruolo di Cenerentola, è puramente casuale. Lei infatti per il suo pro secco utilizza la fredda lattina, certamente più adatta ai popoli nordici.

Quello che spesso viene purtroppo chiamato ancora “prosecchino”, dopo essere stato protagonista della guerra “regionale” fra Veneto, Friuli e Piemonte per potersi appropriare della denominazione, ora ha un ruolo di primo piano pure nelle contese europee. È la tassa del grande successo internazionale. Infatti con una sentenza davvero sconcertante (secondo noi) potremo assaggiare pure il Prosecco Tedesco. Lo ha deciso il tribunale amministrativo dell’antica Treviri (Renania Palatinato) di fronte alla richiesta di due aziende di vini e spumante - che producono il prosecco da diversi anni quale “Vino frizzante Igt” - di chiamarlo appunto Prosecco Igt.

Perché questa sentenza? Secondo i regolamenti comunitari, interpretati dai solerti giudici tedeschi, per ottenere la denominazione di Indicazione geografica tipica è determinante la provenienza delle uve e non il luogo dove il vino viene prodotto. Lo stupore e l’ironia di questo caso non arriva dalla sentenza del tribunale di Treviri, soprattutto perché questa interpretazione sui vini Igt è già ben sfruttata anche in Italia, dove la denominazione “regionale” è utilizzata anche da produttori di altri territori, ma dalla presenza di un Prosecco tedesco.

Questo Paese è stato per anni importatore di questo frizzante come pochi altri, così come i suoi abitanti, nel ruolo di turisti in Veneto, ne sono stari tra i più importanti bevitori. Già vedo a Berlino in qualche wine bar servire mozzarella, parmesan e un calice di prosecco tutto made in Germania servito a una coppia di italiani che lavorano all’Opel magari in orbita Fiat. Che dire... il mondo gira, come canta una nota canzone degli anni 70. Il tutto grazie soprattutto a regole dell’Unione europea che non hanno saputo difendere il più grande patrimonio dei suoi primi paesi aderenti: il territorio. Tanti saranno gli scippi a cui assisteremo nel settore agroalimentare, ma soprattutto dovremo rimpiangere il fatto di non aver difeso le nostre produzioni, a cominciare dal Tocai. Sine qua non semper!

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