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Il Sole 24 Ore

L’export sostiene l’alimentare ... Il fatturato della produzione arriva per la prima volta a 119 miliardi... La recessione morde i freni dell’economia, ma produzione ed export indicano che il settore alimentare tiene. Confermando le sue doti anticicliche e una valenza strategica anche sui mercati esteri, forte di elevati standard di qualità e sicurezza. L’anno scorso, dopo un consuntivo 2007 ancora in positivo (+0,7%), l’industria alimentare italiana - un fatturato di 119 miliardi, con un valore aggiunto di 25,7 miliardi - ha accusato i primi contraccolpi della crisi internazionale. In base a dati grezzi Istat elaborati da Federalimentare, il settore ha chiuso infatti il bilancio 2008 con una produzione in leggera frenata (-0,1%).
Un assestamento al ribasso modesto, in realtà, tenuto conto di una flessione media del 3,2% registrata dagli altri comparti manifatturieri. Anche se le previsioni per il 2009 lasciano già intravedere un ulteriore arretramento di quattro punti percentuali.
La conferrma di una fase di difficoltà arriva del resto dalle variazioni di questi primi mesi del 2009, degli indici grezzi dei principali aggregati. La “lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi” ha archiviato il 2008 con un confortante +5,1%, ma a febbraio 2009 ha accusato su base annua un pesante -18,7 per cento. Le conserve di pesce, dopo un +0,2% di fine anno, hanno segnato -16,8 per cento. L’industria lattiero-casearia, dopo un -1,8% a febbraio è scesa a -11,3 per cento. E non vanno meglio i prodotti per l’alimentazione animale, passati da un +1,9% di fine anno a -18,1% a febbraio, i prodotti da forno (da +0,5% a -7,3%) e l’industria delle bevande (da -2,1% a -14,4 per cento).
Segnali in controtendenza, per ora, arrivano solo dalla “lavorazione delle granaglie”, che da -1,3% di fine 2008 è cresciuta a febbraio 2009 dell’1,4%, il settore degli oli e grassi, sempre in positivo, da +1,1 a +4%, e poi l’industria delle carni e prodotti derivati, la cui performance produttiva continua a restare in terreno positivo: dal +0,7% di fine anno a un +2% a febbraio.
Nel complesso, l’incremento delle vendite nel 2008 non ha in ogni caso coperto l’inflazione. E questo è confermato dai dati Istat sui consumi alimentari delle famiglie che a valori concatenati, ossia al netto dell’inflazione, hanno registrato un calo del 2,4% rispetto all’anno prima. Il rallentamento della produzione è comunque bilanciato dai dati ancora positivi sul fronte dell’export. Con un modesto aumento delle spedizioni (+0,2%), ma una crescita In valore del 9,7%, a quasi 19,6 miliardi. E questo, a fronte di un
messo a segno nel complesso dal sistema Italia.
Gli incrementi sono di segno “più”, in quantità e in valore, per diversi settori: dalla trasformazione di frutta e ortaggi, al riso, dagli oli e grassi, alle carni preparate, al dolciario. Stabili, o in leggero calo, risultano i settori enologico e lattiero-caseario.
Mentre gli exploit a due cifre registrati da pasta, alimentazione animale e industria molitoria vanno sostanzialmente ricondotti alla corsa al rialzo dei prezzi delle commodity, cereali in particolare, tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. E tutto questo, sottolinea l’Istituto per il commercio estero, a fronte di una limitata crescita dell’import (+1,6%) che nel 2008 ha consentito all’Italia di ridurre il saldo negativo dell’agroalimentare a circa 2,3 miliardi, riportandolo ai livelli del 2002.
“Il settore - commenta il presidente di Federalimentare, Gian Domenico Auricchio - nonostante la difficile congiuntura conferma le sue doti anticicliche e il suo spiccato orientamento all’export che negli ultimi tre anni, ricordiamolo, è cresciuto del 17%, grazie soprattutto alla forte vitalità e all’apprezto dei prodotti italiani in termini di qualità e sicurezza”.
“Certo, qualche preoccupazione per quest’anno c’è - continua Auricchio -. Non tanto per le capacità delle aziende di settore, ma per il fatto che il 52% delle vendite all’estero si concentra sostanzialmente in quattro paesi: Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, che potrebbero rallentare le importazioni”.
Da qui, tra le azioni sollecitate da Federalimentare all’ultimo consiglio dell’Istituto per il commercio estero a sostegno, delle esportazioni, lo sblocco di 50 milioni già stanziati per la promozione del made in Italy attraverso la società Buonitalia.

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