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Il Sole 24 Ore

Parma sfida Milano sul food ... Potrebbe arrivare sulla via Emilia la parte dell’Expo sull’agroalimentare... La gara tra le fiere è servita a tavola, e rischia di essere un boccone indigesto. Tutto ruota attorno a Cibus, il gioello della città ducale, capitale della Food valley italiana, assediato dal Tuttofood meneghino e infastidito dal debutto di Pastatrend a Bologna nell’aprile prossimo. Con Milano la situazione è tesissima: le due fiere dovrebbero siglare un’accordo per non pestarsi i piedi, ma la firma è un’incognita - oggi è il termine ultimo - e a Parma c’è anche chi non l’auspica, sostenendo che sarebbe come condannarsi a morte certa. Ma la temperatura è calda anche con le Due Torri: per via della pasta, certo, ma anche per lo scippo di una tappa dello Smau business.
“Mentre si tesse la rete fieristica regionale per ridurre la concorrenza - dice Cesare Azzali, direttore dell’Unione degli Industriali di Parma, rifrendosi al varo di Pastratrend - si moltiplicano inutilmente gli eventi in un
settore già presidiato, come ragroalimentare. Questa concorrenza indebolisce il sistema regionale, che invece andrebbe qualificato, specializzato e promosso all’estero. Il dialogo con Milano si è sviluppato nell’ottica diqualificare l’offerta per l’agroalimentare, coordinando il calendario di manifestazioni importanti”. Unita contro Pastatrend - anche Barilla che ha annunciato di non voler partecipare - la città è però divisa su Milano: in Consiglio comunale l’ex sindaco Elvio Ubaldi ha parlato di “eutanasia” e ha chiesto un intervento del Governo per portare a Parma la parte dell’Expo 2015 legata all’agroalimentare.
Eppure, a ben vedere, dietro a tutto questo caos c’è la politica: in fine dei conti, Pastatrend è ben poca cosa rispetto a Cibus, che haoltre 25 anni di storia e un rilievo internazionale; eppure la maggioranza in Comune (di centrodestra) attacca Regione e la Provincia (entrambe di centrosinistra) perché avrebbero avvallato questa dichiarazione di guerra di Bologna ai danni di Parma. Con la Regione, per parte sua, che accusa l’amministrazione comunale di ritardarne l’ingresso nell’azionariato e di boicottare la rete regionale a favore di un’alleanza con Milano. La stessa soluzione di integrazione già individuata per gli aeroporti. Per le fiere la Regione ha stanziato 23 milioni per entrare nel capitale sociale di Bologna e Piacenza (obiettivo già centrato), Rimini e Parma. Nell’un caso e nell’altro, però, le reti sono piene di buchi.
Eppure tutti concordano nel
dire che senza coordinamento si rischia di danneggiare il sistema fieristico regionale. Un sistema che organizza un quarto delle manifestazioni internazionali italiane, ha ricavi per circa 270 milioni e quasi 4 milioni di visitatori. “È tempo di razionalizzarc il sistema, ma nei fatti”, afferma Gianpaolo Palazzi, presidente regionale di Confartigianato. “E di concretizzare la fusione tra Rimini e Bologna. Lo status quo indebolisce tutti: Parma investe milioni per ampliare un quartiere che conta pochi eventi importanti, a parte Cibus che pure ha una cadenza biennale. Non sarebbe meglio, per evitare indebitamenti e di bruciare risorse, accordarsi con Bologna, affinchè ospiti una parte dell’evento? Peraltro, è un’offerta che Bologna aveva fatto”.
E, scendendo lungo la via Emilia, è in stand-by pure la fusione tra le due “big” regionali, Rimini e Bologna. Che potrebbe portare aeconomie di scala per 7-8milioni l’anno. “La situazione economica è difficile”, spiega Lorenzo Cagnoni, presidente di Rimini Fiere, che nei giorni scorsi ha presentato un’offerta per il quartiere di Belgrado. “La seconda parte del 2009 e il 2010 registreranno vistosi segni meno. E il rischio è che, mentre si dovrebbero trovare sempre più ragioni per l’integrazione, i lampi della crisi distraggano da questo obiettivo e che, invece, accentuino le occasioni di conflitto”.
E infatti, tra i litiganti, la crisi ci mette lo zampino, dopo un 2008 ancora favorevole (+11,5% sul 2006). “Il primo semestre è stato positivo trainati dai risultati di Arte-Fiera, della fiera del libro per ragazzi e di Cosmoprof”, afferma Federico Minoli, ad di BolognaFiere la più grande della regione con 134 milioni di fatturato di gruppo e 14 milioni di “rosso” nel 2008. “Ma sono attesi cali per la seconda parte dell’anno - conclude - per via delle tensioni sui prezzi e i volumi venduti”.

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