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Il Sole 24 Ore

Strategica la qualità dei prodotti ... La qualità dei prodotti agroalimentari e strategica per l’Unione europea. È un principio questo che la Commissione europea ribadisce nella Comunicazione adottata ieri con la quale reagisce alla crisi del mercato lattiero-caseario.
Nel documento sono previste una serie di misure concrete per far fronte alla vertiginosa caduta del prezzo del latte: più flessibilità per gli aiuti di stato, anticipazione dei pagamenti diretti, controllo più penetrante dei comportamenti anticoncorrenziali (e a aumenti ingiustificati dei prezzi al dettaglio), utilizzo mirato dei fondi per lo sviluppo rurale. A questo proposito il settore potrà attingere anche a risorse aggiuntive: 4,2 miliardi di euro sono previsti dall’azione combinata dello “Stato di salute” dell’agricoltura europea e del Piano di recupero dell’economia europea.
Il documento di ieri, anche su mia insistenza, dedica una particolare attenzione alla ristrutturazione del mercato. Tra le misure previste nell’ambito dello sviluppo rurale vi è un’azione di stimolo all’abbandono della produzione per quegli allevatori che lo vorranno fare prima del 2015, quando il mercato verrà liberalizzato e non vi saranno più le quote. Su, questo siamo in piena sintonia con il Ministro per le risorse agricole Luca Zaia.
Ma, come dicevo, la qualità non riguarda unicamente il settore lattiera caseario. Solo due mesi fa la Commissione ha adottato una Comunicazione sulla qualità dei prodotti agricoli, con la quale ha identificato lo stato dell’arte e aperto il dibattito su come migliorare la politica europea del settore.
L’Italia sta contribuendo attivamente alla riflessione perché forte è l’interesse del Paese alla qualità dei prodotti agricoli. La lotta alla contraffazione e la corretta informazione ai consumatori rappresentano due elementi fondamentali di questa azione.
A tal proposito, la Comunicazione del maggio scorso propone, tra le altre cose, un’etichetta “Made in Europe” che distingua i prodotti dell’Unione europea da quelli provenienti da paesi terzi. Ciò senza escludere la possibilità di abbinare un’indicazione circa il Paese di produzione di un determinato prodotto agricolo primario.
Tali indicazioni del luogo di produzione non sono però dirette a limitare la libera circolazione delle merci nel mercato interno europeo.
L’Italia è laprima a beneficiare del mercato europeo; i risultati dell’export 2008 nell’Ue a 27 sono stati lusinghieri: 18 miliardi per l’intera filiera agroalimentare con un aumento del 5,94 % rispetto al 2007. Perciò abbiamo interesse che la qualità non sia usata come alibi per rendere più difficile l’accesso ai mercati nazionali. Deve al contrario diventare strumento di penetrazione nei mercati altrui per chi la qualità ce l’ha.
Inoltre sulle tavole dei cittadini europei devono arrivare prodotti sani e in regola con i nostri standard per garantire un elevato livello di protezione del consumatore. Se i controlli non funzionano, vuol dire che vanno migliorati i controlli, non che vanno create delle barriere.
Penso che considerazioni analoghe (controlli efficienti per un’alta tutela della salute del consumatore) vadano fatte in rapporto al commercio con i Paesi Terzi. Se, infatti, l’agricoltura rappresenta un valore e ricchezza fondamentali per l’economia e la cultura europea tuttavia non possiamo chiudere le porte al commcrcio globale qualora esso si sviluppi a condizioni eque. È stato anche il messaggio del G8 a L’Aquila.
La Commissione vuole perciò fornire strumenti sempre più moderni per favorire la competitività e lo sviluppo del comparti.) agroalimentare europeo in modo da garantire sicurezza per i consumatori, qualità dei prodotti e redditi adeguati per gli operatori del settore.
L’Europa non lascia soli i suoi produttori.

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