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Il Sole 24 Ore

Il tormentone del “made in” ... L’ossessione dell’estate 2009? Non c’è dubbio: mettere una bella etichetta su tutto l’etichettabile possibile. Bottiglie di olio extra-vergine di oliva e di latte di mucca. Oppure vestiti, scarpe, macchine e attrezzature importate da marchi italiani che hanno delocalizzato in Cina o Romania, sui quali tra qualche giorno bisognerà dichiarare la vera origine del prodotto. Nulla sfugge, dopo decenni di distrazioni o di (colpevole) disinteresse, al furore della tracciabilità che sembra aver pervaso il popolo del “made in”. Con effetti perversi o, nella migliore delle ipotesi, boomerang ma reversibili. Come nel caso della legge sul “made in” obbligatorio. Se mani pietose non interverranno a disinnescare un testo che non prevede fasi transitorie, né notifichc all’Unione Europea ma solo una serie di trabocchetti di cavilli e commi. Quanto tutto ciò possa giovare realmente al nostro sistema produttivo non è dato sapere. Finora, almeno.

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