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Il Sole 24 Ore

Viticoltori toscani divisi sul Chianti ... “Dare più importanza alla vigna e meno alla miscelazione in cantina”. Francesco Ricasoli, pronipote dell’inventore della formula del Chianti, Bettino Ricasoli, e un gruppo di altri vignaioli toscani ritengono che sia giunto il momento di mettere mano a un nuovo disciplinare di produzione.
L’occasione è rappresentata dalla nuova normativa europea (Ocm vino), in vigore dal 1 agosto. Il governo italiano, che per questo ha ricevuto la delega dal Parlamento, ha sei mesi per modificare il quadro normativo nazionale (legge 164 del 1992) in linea con i nuovi orientamenti europei più flessibili in materia di denominazione. Una finestra di tempo utile, secondo alcuni, per costruire un sistema meno vincolante per le Docg: quella del Chianti classico risale al 1965 ed è stata in parte già modificata. “I disciplinari non sono leggi fisse, ma strumenti da adeguare alle necessità del mercato”, dice Ricasoli, titolare della storica azienda di famiglia. “Adesso - prosegue - abbiamo le mani legate rispetto ai nostri concorrenti internazionali. Ritengo che la garanzia di origine debba restare perché è la forza della denominazione: una volta stabilite varietà e percentuali coltivabili nel territorio di riferimento, però, bisognerebbe lasciare libertà nella vinificazione. Sarà il mercato a giudicare qualità e gradimento. I produttori francesi, del resto, già fanno così”.
Oggi, un ettaro di vigna nel Chianti classico può ospitare solo il 20% di uve diverse dal Sangiovese. È giusto rispettare rigorosamente la stessa percentuale nel vino Imbottigliato? “Attenzione a nascondersi dietro l’ipocrisia delle regole”, dice Filippo Mazzei, amministratore delegato dell’azienda vitivinicola di famiglia basata a Fonterutoli, in provincia di Siena, “Il Chianti è un vino d’assemblaggio e noi - aggiunge Mazzei - facciamo circa 120 vinificazioni: meglio stabilire poche regole chiare per tutti, che a mio giudizio dovrebbero riguardare la fase della produzione nel campo, a tutela dell’origine, lasciando invece alla fantasia e alla voglia d’innovare la fase della vinifizazione. Il vincolo di ricetta è sbagliato e la grandezza del Sangiovese sta proprio nella sua variabilità, caratteristica che costringe i produttori a fare adattamenti annuali imprevedibili”.
Sulla modifica del disciplinare, che comunque a questo punto dovrebbe passare al vaglio di Bruxelles, è in corso il confronto all’interno del Consorzio del Chianti classico. “La semplificazione del disciplinare è opportuna, ma dobbiamo fare attenzione a non perdere i tratti fondamentali del nostro vino”, dice il presidente del Consorzio, Marco Pallanti. E la proposta di liberalizzare la fase di vinificazione? “Parliamone, ma con una certa prudenza”, commenta Pallanti. Il dossier è aperto e, come sottolinea il direttore del Consorzio, Giuseppe Liberatore, “l’adeguamento della normativa italiana alla nuova Ocm vino europea offre comunque l’opportunità nei prossimi sei mesi di intervenire sui nostri disciplinari, sicuramente per renderli più snelli e moderni”.

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