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Il Sole 24 Ore

L’accordo di filiera salva il prodotto tipico ... L’accordo interprofessionale non è andato come avremmo voluto noi produttori di Moscato, ma mi crede se le dico che quest’anno ho a che fare con le uve più belle, sane e ricche di aromi polifenoli che ricordi nella mia vita di vignaiolo?” Il presidente del Consorzio dell’Asti spumante, Paolo Ricagno, all’indomani della firma dell’accordo sui prezzi delle uve Moscato (96,5 euro a quintale con resa massima per la Docg a 95 quintali per ettaro), è tutto sommato sereno per il risultato conseguito. Pur sottolineando che il prezzo fissato dall’interprofessione è inferiore del 3% rispetto a quello dello scorso anno, non se la sente di sposare la tesi di chi ha definito l’accordo “il più deludente degli ultimi dieci anni”, come ha fatto il numero uno dell’associazione Produttori Moscato, Giovanni Satragno.
“Certo, avrei preferito che fosse rimasto lo stesso prezzo di un anno fa - dice - ma non si
può fare il bilancio di un’intesa senza pensare che la precedente risaliva a quattro anni fa e che, in questa occasione, la controparte industriale aveva offerto un taglio del 10 per cento”. Semmai, spiega Ricagno, “ora dobbiamo solo augurarci che il bel tempo duri il più a lungo possibile e preservi il buono stato di salute delle uve”. Prezzo in lieve calo, compensato da un trend di mercato che Ricagno definisce “più incoraggiante” rispetto a quanto registrato nel recente passato. Con 76 milioni di bottiglie di spumante e 12 milioni di Moscato, l’Asti è il vino italiano Docg più prodotto ed esportato in assoluto: nel 2008 oltre 60 milioni di bottiglie sono finite all’estero e quest’anno - commenta Ricagno - contrariamente alla tendenza generale dell’export, potrebbero essere ancora di più, perché mercati come la Germania, l’Australia e gli Stati Uniti sono tornati a crescere.

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