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Il Sole 24 Ore

Lo spumante riparte all’estero ... Il ministro Zaia: “Giù l’import dalla Francia, buon segnale dai consumatori”... Nei primi sei mesi 2009 le vendite di spumante in Italia hanno sostanzialmente tenuto, con un calo dei valori stimato in meno del 2 per cento. Per contro la domanda estera registra un incremento del 15% in volume e del 4% in valore. I dati “sono stati ottenuti dall’incrocio dei tabulati doganali, dell’ufficio delle imposte e dalle dichiarazioni aziendali”, fanno sapere i responsabili del Forum degli spumanti in corso a Valdobbiadene. Dove la notizia del “sorpasso” della produzione degli spumanti sullo champagne francese ha confermato quanto già da molti immaginato, alla luce del lungo braccio di ferro per la definizione dei prezzi delle uve in corso tra vigneron e controparte industriale. Soddisfatto del trend il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, che osserva: “Nei primi 4 mesi dell’anno l’import ha ceduto notevolmente, segno che stiamo riuscendo a far capire ai consumatori italiani che è bene acquistare italiano”. Il ministro si è poi impegnato a sostenere la viticoltura sia dal punto di vista della comunicazione (“bisogna far capire all’opinione pubblica che la responsabilità del vino degli incidenti stradali è residuale”), sia per quanto riguarda l’aspetto finanziario, “richiamando gli istituti di credito a sostenere i produttori”.
Tornando al “sorpasso” sullo champagne, per Maurizio Zanella, presidente del consorzio Franciacorta (2.500 ettari e quasi 10 milioni di bottiglie quest’anno), la decisione dei francesi di ridurre la produzione va letta in chiave prospettica. “Non v’è dubbio che la crisi economica fa sentire i suoi effetti sui consumi di champagne, ma sono convinto che la loro scelta è stata finalizzata al raggiungimento di un nuovo equilibrio tra disponibilità e domanda potenziale. Quanto al sorpasso, lascerei perdere: le produzioni non sono confrontabili e loro in valore incassano dieci volte tanto noi”. Rispettoso per lo champagne è il presidente di Trento doc, Fausto Peratoner, che però sottolinea: “Gli spumanti classici italiani presentano un ottimo rapporto prezzo-qualità. In Gran Bretagna, per esempio, lo champagne si vende mediamente a 25 sterline la bottiglia, il Cava sta nella fascia bassa di 5-7 sterline. Lo spumante classico invece oscilla da 12 a 18 euro, con punte superiori”. Cauto sul sorpasso anche Franco Adami, presidente del consorzio del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (57 milioni di bottiglie, di cui il 32% esportate). “Non mi sembra il caso di esultare, anche perché i problemi esistono dappertutto. Preferisco concentrarmi sulle scelte che dobbiamo fare noi per fare crescere il consumo di Prosecco. Anche se la congiuntura non ci ha traditi, di cose da fare per migliorarci ne abbiamo molte in cantiere. Pensiamo alla fatica fatta per ottenere la Docg per il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Ora che è arrivata, dobbiamo consolidarne l’immagine sui mercati. Ma è chiaro che bisogna organizzare un valido piano di sostegno, a cominciare da una campagna promozionale che ne allarghi la conoscenza sui mercati”. Un tema, la promozione, al centro del dibattito tra i produttori di Asti Spumante. “Finalmente il piano quinquennale da 40 milioni di euro può partire - dice il presidente del consorzio di tutela Paolo Ricagno -. Dopo anni di attesa i soldi sono disponibili e quindi anche la campagna può partire”. Una buona cosa che arriva in un momento in cui anche le vendite domestiche sono in netta ripresa, con l’export (su 75 milioni di bottiglie più del 60% finisce all’estero) tornato a crescere in Germania, da sempre maggiore consumatore.

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