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Il Sole 24 Ore

Nel Chianti frena il vino non i casali ... Per una Leopoldina o una cascina di alta gamma servono almeno due milioni... In Toscana i terreni per un vigneto Docg costano da 80 a 150mila euro a ettaro. Tra gli investitori russi e austriaci... Il Chianti si conferma patria del vino e del buon vivere. Le piogge abbondanti scese sino a primavera inoltrata prospettano un’ottima vendemmia, sia sotto il profilo della quantità che sotto quello della qualità. Anche se si sta registrando un calo dei listini dell’uva in media del 10% (fonte Assoenologi) fino a punte del 50%. Il mercato immobiliare, benché non esente dai contraccolpi della congiuntura negativa, resta uno dei più appetibili del mondo. Merito della bellezza del paesaggio ma anche dell’alta qualità della vita che caratterizzano un territono protetto dal punto di vista degli abusi edilizi, che ancora basa la sua economia sulle aziende agricole, sul terziario e sull’artigianato. “La crisi si è sentita e il Chianti non è certo un’isola felice - afferma Stefano Bertelli, presidente di Fiaip Toscana -. Tuttavia la zona resta di grande appeal, complice la sua posizione che, stretta tra le province di Firenze e Siena, invoglia compratori di seconde case ma anche residenti che lavorano in città e scelgono di vivere in campagna”. Negli ultimi mesi è diminuito il numero delle compravendite soprattutto a causa delle attuali difficoltà a ottenere un mutuo dalle banche. Le quotazioni delle case registrano una tendenza al ribasso, nell’ordine del l0-15%, ma non sempre. Molto dipende infatti dalla dimensione dell’immobile. “Il calo dei valori - precisa al proposito Pietro Merico, titolare di Immobiliare Tuscany - ha colpito soprattutto le grandi superfici. I prezzi delle unità abitative più piccole sono invece pressoché stabili perché tali immobili sono più facilmente commercializzabili”. Nella parte del Senese, territorio
che comprende Gaiole, Radda, Castellina in Chianti e Castelnuovo Berardenga, per una dimora storica, ad esempio una Leopoldina, o per un casale di alta gamma sui 200 mq con terreno ci vogliono dai due milioni di euro in su. Per un appartamento in casale - fascia di mercato che registra una buona offerta - la spesa oscilla tra 4 e 7mila euro al metro quadro. Nel Chianti fiorentino, al quale fanno riferimento, tra gli altri, i comuni di San Casciano e Tavernelle Val di Pesa, Barberino Val d’Eisa e Greve in Chianti, per una bella colonica ristrutturata e con piscina il prezzo al metro è mediamente intorno a 5mila euro. Per gli appartamenti i valori si attestano tra 2.500 e 3.500 euro, di solito ricavati per lo più dalla suddivisione di grandi casali con tagli minimi di 85mq, dato che non è possibile frazionare al di sotto di tale soglia se l’immobile è a uso abitativo. Gli operatori locali smentiscono però la tesi che vorrebbe una rilevante immissione sul mercato di aziende agricole, poste in vendita dai proprietari colpiti dalla crisi e dalla poca redditività del vino. “Non è facile trovare aziende agricole in vendita - afferma al proposito Gianrico Becucci, titolare dell’omonima immobiliare -. Ci sono realtà storiche che si sono sviluppate e consolidate negli anni e che difficilmente vengono cedute. Un po’ di mercato c’è, anche se scarso, ma è costituito essenzialmente da aziende medie (27-40 ettari) se non piccole (4-6 ettari)”. Tante le variabili che contribuiscono a fare il prezzo finale di un terreno coltivato a vite: come l’età della vigna, il tipo di esposizione, la qualità degli impianti produttivi. Per un vigneto Docg le quotazioni oscillano tra 80 e 150mila euro a ettaro, mentre per un uvaggio da tavola bisogna preventivare una spesa tra 70 e 110mila euro. Ben più del doppio del costo di un ettaro di terreno coltivato a ulivo, quotato 25-40mila euro, e dieci volte quello del seminativo sui 10-15mila euro. Il Chianti continua a registrare una buona presenza di investitori stranieri “anche se meno numerosi che in passato”, commenta Gianrico Becucci. Mentre Pietro Merico di Immobiliare Tuscany sottolinea un cambiamento di tipologia: “Prima a comprare erano soprattutto americani, inglesi e tedeschi - dice -. Oggi ci sono i russi, i polacchi e anche gli austriaci”. Quanto al calo numerico, secondo il presidente regionale di Fiaip Bertelli, molto si deve alla contingenza del momento, perché “la crisi che stiamo attraversando è epocale e bisogna fare attenzione a non enfatizzare troppo trend temporali. Le zone di qualità, come il Chianti, restano un buon investimento. Speriamo che la situazione generale possa evolvere presto in positivo”.

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