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Il Sole 24 Ore

Cresce la domanda di vini. Produttori italiani in arrivo ... Le aziende europee stanno studiando le opportunità che si aprono con il Free Trade Agreement tra Corea del Sud e Unione europea, che potrebbe entrare in vigore già nel 2010 rimuovendo dal primo giorno - secondo le stime della Commissione - dazi per 80 milioni di euro e in tempi ravvicinati oneri per 1,6 miliardi sull’export dall’Europa. Tra i settori che dovrebbero maggiormente beneficiarne, spicca quello agricolo, che risparmierà 380 milioni l’anno (oggi i dazi medi sono alti, sul 35%). Tempestiva appare quindi l’iniziativa di Vinitaly, che sbarca per la prima volta a Seul il 27 novembre dopo la tappa in Giappone. Dal 2003 il mercato del vino in Corea è cresciuto annualmente del 30%, prima della battuta d’arresto di quest’anno (con un import sceso nel primo semestre del 39,6% per la recessione dei consumi). A esser premiato negli ultimi anni è stato il vino cileno, oggi al secondo posto sul mercato (17,8%, alle spalle della Francia con quasi il 40% e prima dell’Italia con il 14,5%) grazie al Free Trade Agreement già in vigore da qualche anno. “Con l’Fta Corea-Ue, sono sicuro che supereremo il Cile e ci avvicineremo alla Francia”, afferma Roberto Martorana, segretario della Camera di Commercio Italiana in Corea. Quest’ultima ha nominato nel luglio scorso un consigliere distaccato a Palermo, Salvatore Armanno, che ha organizzato all’inizio di novembre una spedizione di operatori siciliani dell’agroalimentare. “In Giappone siamo da 10 anni, ma quest’anno, oltre a Hong Kong, punto per la prima volta sulla Corea - afferma Giuseppe Benanti, ad dell’omonima azienda vinicola etnea - Anche per vini come i nostri che arriveranno sul tavolo del ristorante intorno ai 120mila won, una riduzione delle tariffe, che oggi pesano per circa il 70%, dovrebbe essere positiva”. Naturalmente i maggiori vantaggi andranno alla fascia di prezzo medio-bassa. “In Giappone siamo da un paio di anni - dice Renato di Lorenzo dell’azienda Disisa di Monreale (vini e oli) -. Ho notato che per gli importatori di qui conta il fatto di avere già una presenza in Giappone”. C’è però chi si affaccia sull’Asia proprio dalla Corea, come l’azienda di conserve Dolce Dolce: “Perché non provare a proporre qualcosa di nuovo qui - dice Antonella Bonanno -? Tutti i siciliani vanno con i loro prodotti in America: è il caso di provare alternative su mercati da scoprire ed educare anziché su quelli già saturi”. Sulla stessa lunghezza d’onda Vincenzo Cirinnà: “Gli oli siciliani di qualità in Corea non ci sono ancora, ma ha riscontrato un forte interesse negli incontri B2B che ho avuto”. Prima esperienza in Asia anche per Antonino Garofalo, con il suo gelato-sorbetto-granita Cremolose dalla ricetta segreta (“Un importatore potenziale me l’ha chiesta come se niente fosse!”). “Il potenziale è ampio, tanto più con una riduzione immediata dei dazi sul vino dal 68% al 52%: in prospettiva, ritengo che il vino possa affermarsi anche con la cucina coreana”, dichiara Lee Geon-Hee, importatore di soli vini italiani. Sul piano bilaterale diplomatico, intanto, sono in corso negoziati per aprire il mercato all’export di kiwi italiani, che dovrebbe esser seguito da arance, pere e mele. A primavera, infine, si sta organizzato a Milano un Forum Italia-Corea focalizzato sul business, nella prospettiva di dar vita a un Italy-Korea Business Group.

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