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Il Sole 24 Ore

Sui vini di qualità controlli più rigidi per evitare le frodi ... Nuova legge quadro per Doc e Docg... Una ventata di semplificazione e trasparenza per i vini Doc e Docg. Il Consiglio dei ministri di ieri ha dato il primo via libera al decreto legislativo di riforma delle norme sui vini a denominazione. Il testo dopo l’esame della Conferenza Stato-Regioni (probabilmente il 17 dicembre) tornerà in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva e sostituirà l’attuale legge quadro (la 164) che risale al 1992.Il restyling delle norme oltre a rafforzare la tutela dei vini di qualità è considerato un tassello fondamentale per evitare scandali come quello che un anno fa ha coinvolto il Brunello di Montalcino e oggi interessa il Chianti. Il decreto recepisce le regole in materia di vini di qualità introdotte da Bruxelles con la riforma dell’organizzazione comune di mercato del 2007. Ma non solo. Diverse le novità soprattutto in materia di semplificazione. Viene infatti istituito lo sportello unico, che sarà gestito dal Sistema informatico agricolo nazionale (Sian) e che sarà l’unico interfaccia nei rappporti fra produttori agricoli e amministrazione. In sostanza i produttori dovranno fornire in un’unica dichiarazione le informazioni relative alle superfici vitate (e quindi saranno cancellati gli Albi delle superfici Doc e gli elenchi delle vigne Igt tenuti dalle Regioni). Un’unica denuncia di produzione annuale sostituirà invece le rivendicazioni delle uve Doc o Igt presentate alle Camere di commercio. Nella logica di evitare duplicazioni andrà in pensione l’albo degli imbottigliatori che lascerà posto al solo registro di imbottigliamento. Saranno inoltre semplificate le procedure per le analisi chimiche ed organolettiche (svolte dalle Cdc) necessarie per ottenere la certificazione Doc e quelle per il declassamento dei vini da parte delle aziende che ne facciano richiesta. Nella nuova 164 inoltre sono tratteggiate le linee di semplificazione sul fronte dei controlli e delle sanzioni che dovranno poi essere sviluppate con successivi decreti ad hoc. Ma soprattutto - recependo quanto stabilito dalla riforma comunitaria - il decreto certifica la marcia di avvicinamento dei vini Docg, Doc e Igt al sistema più generale dei prodotti Dop e Igp. Un avvicinamento che al di là delle sigle implica il passaggio da un sistema di controlli effettuato da organismi rappresentativi dei produttori (come i Consorzi) a un sistema affidato invece a organismi di certificazione terzi ed esterni alla filiera. “Se un provvedimento simile fosse stato varato tempo addietro - ha detto il ministro Luca Zaia - casi come quello del Brunello non sarebbero accaduti. Dobbiamo evitare il ripetersi di scandali che vadano a intaccare l’immagine del vino, simbolo del Made in Italy nel mondo”. Purtroppo al di là degli auspici del ministro, un’altra tegola è caduta sul vino italiano proprio in questi giorni. La Procura di Siena (la stessa del caso Brunello) ha scoperchiato un “Chiantigate” che ha già portato al sequestro da parte della Guardia di Finanza, di 100mila ettolitri tra Chianti Docg e Igt Toscano nell’ambito di una inchiesta che coinvolge 42 aziende vinicole (tra Toscana, Abruzzo, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Trentino) e 17 persone indagate. Sotto accusa vi sono presunti tagli con vini di altra provenienza non consentiti dal disciplinare di produzione. Nel mirino dei magistrati è finita un’altra etichetta simbolo del made in Italy. Il Chianti Docg commercializza sui mercati stranieri il 70% della propria produzione di 110 milioni di bottiglie con quote che vanno dal 32% della Germania, al 17% degli Usa al 12% del Regno Unito. “Casi come questo - ha detto il governatore della Toscana, Claudio Martini - producono gravi danni d’immagine che colpiscono chi lavora seriamente. L’impressione è comunque che si parli di comportamenti che grazie alle nuove normative, sia nazionali che comunitarie, non saranno più replicabili”.

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