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Il Sole 24 Ore

Dall’export regalo da due miliardi ... Auricchio: “Una boccata d’ossigeno per la nostra bilancia commerciale”... Gli stranieri comprano italiano: vino, panettone, spumante, pasta e salumi raggiungeranno oltre 150 paesi... La tradizione dell’industria agroalimentare italiana fa breccia sulle tavole di tutto il mondo imbandite per le festività natalizie. Vino, panettone, spumante, pasta fresca e salumi raggiungeranno oltre 150 Paesi per un business di 2 miliardi di euro, il doppio rispetto a dieci anni fa. A delineare l’evoluzione dell’export è Federalimentare secondo cui questa performance permetterà di alleggerire anche la bolletta dell’interscambio appesantita dalla crisi economica. “Si tratta - ha detto il presidente, Gian Domenico Auricchio - di un vero e proprio regalo di Natale per la nostra bilancia commerciale che sta vivendo un momento di difficoltà. Un regalo che sarebbe stato più ricco, fino a 6 miliardi, se non fosse esistito il fenomeno così diffuso dell’imitazione e della contraffazione del made in Italy”. Secondo un’indagine 4 persone su 10 all’estero prevedono a Natale di acquistare e mangiare prodotti stranieri (al contrario oltre il 70% degli italiani, per Federalimentare, preferisce acquistare prodotti italiani). E se sono il vino e lo spumante i portabandiera del made in Italy con un valore all’export rispettivamente di 400 e 240 milioni, molto richiesti sono anche i panettoni che in venti anni sono passati da 3.800 tonnellate spedite oltre frontiera a 10mila tonnellate, pari a 10 milioni di pezzi. Anche la pasta italiana si ritaglierà un adeguato spazio sulle tavole delle feste con un fatturato di 220 milioni. E non mancheranno nei cenoni formaggi, salumi, cotechini e carni legate alla tradizione: polli, tacchini e faraone. “L’industria alimentare - ha spiegato Bruno Veronesi, presidente del gruppo alimentare che annovera anche Aia e Negroni trai suoi marchi - è riuscita ad intercettare gusti ed esigenze del consumatore. E ha saputo compiere un passo avanti nella direzione della sostenibilità ambientale nonché favorendo scelte consapevoli sugli scaffali con etichette trasparenti in cui vengono riportati anche i valori nutrizionali. Il cibo è una priorità e come tale deve essere un momento di aggregazione e non di divisione: da esso dipende il benessere globale”. E proprio all’alimentazione sarà dedicato l’Expo 2015, di cui il convegno organizzato da Federalimentare ha rappresentato una tappa di avvicinamento. “L’appuntamento di Milano - ha sottolineato Diana Bracco, vicepresidente di Confindustra con delega per la ricerca e l’innovazione e presidente di Expo 2015 - è senza dubbio una grande opportunità di crescita e di sviluppo ed è un’occasione per stimolare nuove professionalità che in un futuro rimarranno comunque patrimonio del Paese”. L’esposizione internazionale, dunque, si presenta come “un driver anticiclico. È per questo che tutto il Paese si deve concentrare sulla riuscita della manifestazione”. Così come è compito del Governo sostenere le imprese. “Se l’Ocse riconosce che l’Italia ha accusato in misura minore i contraccolpi della crisi economica - ha spiegato Bracco - è perché possiede un ricco patrimonio di piccole e medie imprese che si è data da fare. Ma se ora questo impegno non viene supportato con un piano di sviluppo, tipo quello francese lanciato da Sarkozy, questo modello di efficienza è destinato a perdere la sfida della competitività”. E nell’ambito del Comitato tecnico “Progetto speciale Expo 2015” è già attivo un gruppo di lavoro sulla nutrizione con un focus sulle eccellenze italiane e sulla sicurezza alimentare, presieduto da Silvio Ferrari (Assalzoo). “La popolazione - ha spiegato - è destinata a salire dalle attuali 6,6 miliardi di unità ad 8 miliardi nel 2025. Per garantire a tutti l’accesso al cibo dovremo puntare su ricerca, tecnologia, rispetto ambientale e innovazione. In questo processo l’appuntamento di Milano rappresenta un passaggio strategico”.

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