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Il Sole 24 Ore

Consumi in calo, InBev licenzia ... A Jupille sequestrati e rilasciati dieci manager della società... Il colosso Belga della birra, schiacciato dai debiti, vuole tagliare il 10% della forza lavoro... Stella Artois non brilla più. Anheuser-Busch InBev, il maggiore produttore di birra al mondo, ha annunciato ieri il taglio del 10% della forza lavoro in Europa dovuto al calo delle vendite. Centinaia degli 8mila dipendenti in Germania, Belgio, Olanda e Francia verranno licenziati, ha confermato la portavoce Karen Couck senza dare un numero preciso, a causa del “declino strutturale del mercato della birra”. AB InBev, che oltre a Stella Artois, produce marchi celebri come Budweiser, Becks e Cobra, dovrebbe eliminare una parte dei circa 800 posti di lavoro complessivamente previsti anche in Gran Bretagna, che è uno dei maggiori mercati per il gruppo. I sindacati in Belgio, dove la società ha sede, sono stati informati della decisione di razionalizzare le operazioni. Ad esempio 263 dipendenti verranno licenziati per creare 40 nuovi posti di lavoro per addetti alle vendite nei call centre. I lavoratori del gruppo non hanno gradito la notizia: alla fabbrica di birra di Jupille – alla periferia di Liegi, dove si prevedono 63 esuberi - alcuni operai hanno tenuto in ostaggio dieci manager per diverse ore fmo al mattino presto, chiedendo di negoziare direttamente con il quartier generale di Lovanio. I prigionieri sono stati poi liberati e la situazione è ora sotto controllo, ma le proteste contro i licenziamenti continuano e in un’altra fabbrica i lavoratori hanno bloccato quaranta camion del gruppo. Chiusura in vista poi in Lussemburgo per lo stabilimento che produce la birra Diekirch. In Germania si parla del taglio di 386 posti di lavoro. La scelta di ridurre il numero degli addetti sembra essere la conseguenza diretta del calo della domanda. Secondo il gruppo, infatti, i consumatori europei preferiscono vino o super-alcolici e bevono sempre meno birra. Anche in un Paese con una ricca tradizione della birra come il Belgio, le vendite sono scese del 20% tra il 2000 e il 2008. La crisi economica inoltre ha portato la gente a frequentare meno bar e locali, aggravando la situazione. “Anche se la birra si è sempre dimostrata uno dei prodotti più resistenti nei periodi di difficoltà economiche, la nostra industria non è immune al clima economico”, ha detto il gruppo in un comunicato. “Dobbiamo essere più leggeri e più flessibili” prosegue il comunicato. AB InBev ha da tempo avviato una strategia di aumento dei prezzi e taglio dei costi, soprattutto negli Stati Uniti, ma la notizia dei licenziamenti è stata una sorpresa dato che i risultati trimestrali annunciati in novembre erano stati positivi, con un aumento dell’11,9% degli utili e una buona performance dei tre principali, Stella, Becks e Budweiser. Il gruppo ha anche venduto molti asset non strategici perché è ancora oberato dai debiti incorsi nel 2008, quando la belga InBev rilevò il numero uno americano Anheuser-Busch per 52 miliardi di dollari creando il colosso mondiale del settore. InBev a sua volta era nata nel 2004 dalla fusione della società belga Interbrew con la brasiliana AmBev. Intanto a Bruxelles il titolo InBev ieri ha perso l’1,15% a 35,315 euro; restano comunque assai vicini i recentissimi massimi annuali toccati a 37,29 euro (da ricordare che dodici mesi fa veniva scambiato poco sopra la soglia dei 16 euro).

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