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Il Sole 24 Ore

Esportazioni record per il vino ... Approvata dopo 18 anni la riforma della legge di tutela delle Doc... Le vendite all’estero del 2009 hanno sfiorato quota 20 milioni di ettolitri (+10%)... È record assoluto per l’export di vino italiano, giunto a una passo da 20 milioni di ettolitri. La notizia è stata
raccolta dal Sole 24 Ore a poche ore dal varo della nuova legge di tutela dei vini Doc e Igt. Il Consiglio dei ministri ieri ha approvato, dopo 18 anni, la riforma della normativa 164 sulle denominazioni di origine del 1992. Da allora nessun intervento sostanziale è stato adottato per migliorarne il contenuto, mentre il mercato vinicolo è stato protagonista di un cambiamento strutturale epocale, con nuovi player mondiali che ne hanno sconvolto gli equilibri, dominati per decenni dalla vecchia Europa. Francia e Italia in testa. L’approvazione della legge di riforma, che risponde ai dettami della nuova Ocm-vino europea varata un anno fa, è stata accolta con soddisfazione dagli operatori presenti al convegno sul deperimento precoce dei vigneti italiani
promosso dall’Azienda Bellavista in Franciacorta. Ma hanno altresì destato impressione i dati relativi alla bilancia commerciale vinicola. Dati che rilevano, sì, un quadro complessivo ancora molto pieno di insidie; ma da cui si ricavano proiezioni di tutt’altro tenore, con la domanda
internazionale che sta via via tornando a ridare fiato all’offerta enologica made in Italy. Anzi, a dire il vero l’apertura di credito non è mai stata messa in discussione, se non fosse per il fatto che per
diversi mesi dello scorso anno l’export italiano ha cumulato un doppio segno negativo nelle quantità e nei valori. Ma una volta a consuntivo, sia pure non ancora ufficiale, il risultato sembra avere premiato l’impegno dei vignaioli della Penisola. Che nell’arco dell’intero 2009 avrebbero, il condizionale è d’obbligo, esportato qualcosa come 19,5 milioni di ettolitri, in aumento del 10-11% rispetto al 2008. E, soprattutto, ha permesso di fare bersaglio del nuovo record di tutti i tempi. A questa impennata ha però fatto da contraltare il segno negativo del 6-7% nei valori, scesi a 3,4 miliardi di euro. Diversa la performance francese, che invece ha accusato un calo sia nei volumi
(12,5 milioni di ettolitri: -9%) sia nei valori (5,5 miliardi di euro: -19%). Ma tanto basta per capire che il differenziale dei prezzi premia ancora i vini francesi, merito delle voci relative a champagne e rossi bordolesi. Tornando all’Italia, a ridare fiato alle attese degli operatori c’è il ritorno di alcuni paesi guida come Germania, Regno Unito e la stessa Francia, con aumenti nei volumi tra il 10 e il 30 per cento. Ancor meglio ha fatto la Russia, che ha più che raddoppiato gli acquisti. Hanno
risposto bene il Giappone, Hong Kong e Singapore, mentre ha deluso la Cina (-19%). Infine il mercato strategico per eccellenza, gli Stati Uniti. Qui l’Italia ha ormai dovuto abbandonare la
leadership di esportatore, mantenuta incontrastata per più di una decade. Il deflagrare della bolla immobiliare e della conseguente crisi economica ha spinto gli americani a rimodulare completamente gli acquisti. Anche del vino. Privilegiando prodotti sfusi di prezzo inferiore, quindi
attingendo ai serbatoi dei paesi dell’emisfero australe. Ma non per questo voltando le spalle all’offerta di paesi come l’Italia. Prova ne è che l’export italiano, ancorché in calo del 4% in quantità e del 10,4% in valore, non solo si è difeso egregiamente, ma ha messo le basi per una nuova svolta. È il messaggio che arriva dagli operatori italiani. Per Ettore Nicoletto, direttore generale del gruppo Santa Margherita, i cui vini fanno da riferimento su diversi mercati a partire dagli Usa, “dopo un periodo decisamente turbolento, i trend di vendita stanno migliorando nettamente settimana dopo settimana. E questo senza minimamente penalizzare i listini, per la semplice ragione che anche prima abbiamo tenuto un orientamento di grande equilibrio tra qualità e prezzo. Un comportamento che il consumatore dimostra di premiare”. Condivisione piena arriva da Vittorio Moretti di Bellavista e Contadi Castoldi (“domanda superba per le bollicine, mentre soffrono i rossi”) e da Alberto Tasca d’Almerita, il quale si dice certo che il 2010 “darà soddisfazione, permettendo di recuperare quanto è andato perso nel 2009”. Il direttore dell’azienda abruzzese Marramiero, Antonio Chiavaroli, pur sostenendo che la situazione resta ancora piena di insidie, nei fatti però “vi sono paesi come il Giappone e il Canada che sono già ripartiti”. Un buon segno che Giancarlo Moretti Polegato de La Gioiosa-Villa Sandi estende anche a Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna, dove “a fare da battistrada al successo è il Prosecco che da aprile si presenterà con la tutela della nuova denominazione. Una garanzia che dà nuova forza al vino made in Italy”.

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