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Il Sole 24 Ore

Verona brinda alla ripresa dagli anni bui ... Si apre giovedì l’edizione della svolta. Attesa la visita anche di Napolitano... Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano visiterà venerdì prossimo
il Vinitaly di Verona. È la prima volta che la massima carica dello Stato italiano partecipa a questo evento che, da anni, segna un momento d’incontro unico dell’enologia nazionale e internazionale. Per due ragioni: per l’ampia ed eterogenea presenza di operatori provenienti dai quattro angoli della terra (sono più di 4mila gli espositori e 150mila i visitatori attesi di cui un terzo esteri); e per l’opportunita di conoscere in anteprima il livello qualitativo dei bianchi dei rossì dei rosati degli spumanti dell’ultima vendemmia, prossimi al consumo. L’appuntamento di quest’anno ha però qualcosa in più che lo rende speciale, diverso dai precedenti. Si presenta, infatti, carico di altri significati che coinvolgono lo stato di salute della congiuntura economica. Una condizione che incorpora due anni di grave crisi e che, per forza di cose, si riflette anche sui flussi mercantili enologici. Ma non è detto che la situazione che potremmo trovare dietro l’angolo debba somigliare al recente passato. Anzi, a dare credito alle proiezioni, si direbbe che le cose non stanno affatto così.
Da più parti giungono segnali che, se non sono proprio di ottimismo, per certo contengono squarci di incoraggiamento. Valga per tutti quanto emerge dall’indagine conoscitiva di Mediobanca sulle aspettative delle aziende vinicole italiane per il 2010: la maggioranza assoluta (66,1%) ritiene di potere chiudere l’esercizio in corso con ricavi in sostanziale equilibrio, il 30,8% in aumento e solo il 3,1% pensa di andare incontro a un’ulteriore diminuzione. Attese positive, dunque. Che poi è lo stesso sentimento prevalente che si avverte nello stato di salute dell’economia. E che, a cascata, dovrebbe comprendere il circo enologico nazionale e internazionale. Che, in quanto a consuntivo, purtroppo non ha potuto, come molti altri settori, evitare la caduta degli asset. A ribadirlo è l’Organizzazione internazionale del vino, che da Parigi cataloga l’anno passato tra quelli da dimenticare. Questa considerazione tiene conto di una sostanziale tenuta della produzione, a 265 milioni di ettolitri; del calo del 2,8% dei consumi scesi a 236,6 milioni di ettolitri; e tagli del 3,6% nell’interscambio, pari a 86,1 milioni di ettolitri. Valori pesanti che in forma aggregata dicono poco su dove veramente la crisi ha colpito. Ma è sufficiente restringere il focus, e subito ci si rende conto che è l’Europa a soffrire di più. Il vecchio continente è l’area di maggior produzione ed esportazione di vino e perciò, in caso di rottura dei margini, anche la prima a risentire della contrazione della domanda. Esattamente ciò che si è puntualmente verificato di fronte all’aggressiva competizione mondiale, che ha indotto l’Europa a tagliare persino, e più di altri, il proprio potenziale viticolo: -2,5% nel 2009 a fronte del -1,5% a livello mondiale. E la situazione italiana non può che rispecchiare lo stallo del mercato internazionale. Proprio quando nell’Unione europea è decollata l’Ocm-vino, la riforma del mercato vinicolo che, come conseguenza per l’Italia, ha partorito la recente riforma della legge 164 sulle denominazioni di origine. Due passaggi istituzionali importantissimi i cui effetti cominceremo a conoscere già da quest’anno, ma che nulla hanno potuto fare contro la crisi alle spalle. Una crisi 2009 che, letta attraverso i dati del già citato rapporto Mediobanca, si traduce nella flessione del 2,2% dei consumi interni, a 5,8 miliardi di euro; nel calo del 43% delle esportazioni, a 2,6 miliardi di euro; e nel taglio del 3,2% dei fatturati delle imprese, valutato alla produzione sui 9 miliardi di euro. Valori che dicono molto sulla compattezza di un settore che merita un forte impegno da parte delle imprese, ma anche molta attenzione da parte del governo. Quella stessa attenzione dimostrata dalla visita al Vinltaly 2010 del presidente della Repubblica Napolitano. Visita che trasmette fiducia nel futuro del vino e dei mille e mille produttori vignaioli, cantinieri, ristoratori, distributori, sommelier, enotecari e, perché no, anche consumatori. Grazie Presidente.

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