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Il Sole 24 Ore

“Contro le frodi tolleranza zero” ... Dopo il sequestro del “falso” Chianti... Un allarme mancato. Sarà forse per l’apprensione generata negli operatori, due anni fa, dall’inchiesta giornalistica ribattezzata Velenitaly che ieri, fra gli stand della kermesse veronese rimbalzavano gli allarmi su un nuovo grave scandalo che si stava per abbattere sul vino italiano. Tanto da costringere le principali organizzazioni agricole a prendere posizione. Ha cominciato la Coldiretti chiedendo “tolleranza zero contro le frodi del vino che hanno già fatto perdere, dopo gli episodi degli scorsi anni circa il 7% delle esportazioni negli Usa per un valore di 60 milioni di euro”. Ha proseguito la Confagricoltura che ha stigmatizzato le operazioni che “possono comportare negative ricadute d’immagine danneggiando così il comparto vitivinicolo nazionale in pieno sforzo per agganciare la ripresa dei mercati”. Ma cosa è successo? Nulla. O meglio, a innescare la cascata di reazioni a catena era stato proprio l’intervento all’inaugurazione di Vinitaly del ministro uscente per le Politiche agricole, Luca Zaia, appena nominato governatore del Veneto. “Mi arrivano voci - ha spiegato - che la stampa sta per denunciare il sequestro da parte della Guardia di Finanza di Siena di ben 10 milioni di litri di vino di pessima qualità spacciato per Chianti Docg e diretto interamente ad essere esportato negli Stati Uniti. A questo proposito voglio rassicurare i consumatori che non c’è alcun pericolo per la salute ma si tratta esclusivamente di una frode in commercio. Inoltre, per evitare ripercussioni commerciali abbiamo già avviato i contatti con la Alchol tobacco tax & trade bureau Usa (Ttb) e possiamo dire che non ci sarà alcun blocco dell’export verso gli Stati Uniti”. In realtà quindi il sequestro di falso Chianti c’è stato, ma - cosa che lo stesso ministro ha omesso di dire - quasi cinque mesi fa. L’operazione della Guardia di Finanza di Siena risale infatti allo scorso dicembre, come anche i chiarimenti e le rassicurazioni con le autorità americane. In serata comunque il clima era già più disteso confermato dai toni soft delle organizzazioni agricole. “Nel settore - ha sottolineato la Coldiretti - sono state effettuate lo scorso anno ben 12mila ispezioni dei Nas che fanno del comparto vitivinicolo il più controllato visto che concentra ben il 16% dei sequestri effettuati”. Più esplicita invece nel mettere a nudo il cortocircuito mediatico la Confagricoltura. “Per dare una interpretazione più precisa mancano molti dettagli - ha detto Confagri -. Lo stesso consorzio del Chianti ricorda che si tratta di un’inchiesta della Procura di Siena dello scorso dicembre”. “Colpisce e amareggia - ha aggiunto il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni - come queste notizie appaiano mosse da un perverso meccanismo ad orologeria che scatta troppo frequentemente in occasione del Vinitaly”. Insomma, proprio come l’edizione di due anni fa, anche il Vinitaly 2010 ha vissuto il suo piccolo “giallo”. Solo che stavolta a generare fibrillazione non è stata una inchiesta della magistratura, ma solo il timore che una vecchia indagine venisse rilanciata. Tanto è bastato per innescare una corsa al comunicato per smentire o precisare una notizia, che nessuno in realtà ha mai diffuso.

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