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Il Sole 24 Ore

Il vino impiega 1,2 milioni di addetti ... Napolitano firma il decreto per la tutela delle denominazioni d’origine... La Coldiretti: a dispetto della crisi l’occupazione nel settore è cresciuta del 50% negli ultimi 10 anni... Il vino italiano non fa scuola solo per il giro d’affari che è in grado di muovere. Ma anche per il positivo impatto sull’occupazione legata alle tante attività connesse che ruotano intorno al bicchiere. Di pari passo con la crescita del fatturato e delle esportazioni, infatti, è aumentato anche il peso occupazionale rivestito del settore vitivinicolo. Il settore ormai rappresenta la prima voce dell’export alimentare italiano, ma è sempre più rilevante il peso che ha assunto grazie al ruolo multifunzionale. Il business infatti dalla cantina si è esteso ad altri ambiti, dalla commercializzazione agli agriturismi. E all’ampliamento dei confini ha corrisposto una crescita delle opportunità di lavoro offerte. L’universo occupazionale è stato al centro ieri del convegno organizzato da Coldiretti e dall’Associazione delle Città del vino sui “Mestieri del vino”. A parlare sono stati innanzitutto i dati. Il settore dà oggi lavoro a circa 1,2 milioni di addetti con una crescita del 50% negli ultimi dieci anni. Un incremento che dipinge il successo forse meglio degli stessi dati congiunturali. Ma non solo. Dell’1,2 milioni di lavoratori del vino, 200mila sono stagionali e, soprattutto, 20mila sono immigrati. “Nel solo distretto di Montalcino - spiegano alla Coldiretti - lavorano nel vino persone di 44 nazionalità diverse”. Aspetti questi ultimi che mostrano anche l’importante contributo dato dal comparto all’integrazione. Ai dati sugli addetti del settore vitivinicolo vanno aggiunti quelli sulle 250mila aziende e sulle 35mila che effettuano anche l’imbottigliamento del prodotto. Importanti sono le ricadute sulla formazione. Sull’onda infatti del successo degli ultimi anni si contano ormai in Italia 20 corsi di laurea in viticoltura ed enologia. Ai quali si aggiungono 449 corsi post laurea dedicati al settore. Senza contare i circa 5mila corsi l’anno organizzati in media dall’Associazione italiana sommelier (Ais) e che hanno prodotto una platea di ben 32mila sommelier. All’occupazione diretta nel settore va aggiunta quella del sempre più importante indotto. Solo l’enoturismo nel 2009 ha sviluppato un giro d’affari stimato in 1,8 miliardi di euro e ha messo in moto fra le cantine di 500 città del vino e i percorsi delle 150 strade del vino circa 6 milioni di turisti. “Il rapporto fra vino e territorio si sta sviluppando - ha detto il presidente dell’Associazione Città del vino, Giampaolo Pioli - e di conseguenza si ampliano le opportunità di impiego perché in passato contava solo produrre vino, ora anche venderlo, svilupparne quindi politiche di marketing e contemporaneamente saper curare l’accoglienza in cantina”. “Il 7% delle aziende agricole iscritte alle Camere di commercio effettua vendite dirette - ha aggiunto il responsabile ambiente della Coldiretti, Stefano Masini - e la maggior parte di queste opera nel vino. Lo sviluppo di questa tipologia di vendita ha generato la necessità di professionalità nuove nelle aziende agricole”. “Io non mi farei abbagliare dai numeri - ha aggiunto però il docente di Enologia dell’Università di Milano, Attilio Scienza -. Credo che occorra razionalizzare risorse e professionalità in pochi centri davvero d’eccellenza in grado di competere con quelli di Montpellier e Bordeaux. Venti università sono troppe e si rischia solo di disperdere risorse”. E a parlare di formazione è stato anche il ministro alla Salute, Ferruccio Fazio che ha sottolineato come sia sua intenzione promuovere a breve “nelle scuole italiane corsi di formazione per educare i giovani a un corretto consumo di vino”. Infine, nella serata di ieri, è giunta una notizia molto attesa dal settore vitivinicolo italiano: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (che oggi sarà in visita proprio al Vinitaly di Verona) ha firmato il decreto di riforma delle norme quadro sui vini Doc e Docg. La nuova legge ridisegna le competenze dei consorzi di tutela, definisce il passaggio dei controlli sui vini a denominazione dagli stessi consorzi ad organismi terzi di certificazione e introduce importanti elementi di semplificazione burocratica dando così avvio alla riforma di una legge (la 164 del ’92) attesa da ben 18 anni.

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