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Il Sole 24 Ore

Spumante anche sull’Etna ... Tendenze. Produzioni diffuse in tutto il Mezzogiorno: utilizzati i vitigni autoctoni... Le bollicine fanno rotta a Sud. Sulla scorta del successo di mercato e dei progressi tecnologici, la produzione di spumanti si è via via spostata dalle zone vocate del Nord Italia al Mezzogiorno. E così girando fra gli stand di Vinitaly ci si può imbattere in spumanti prodotti sull’Etna o nell’Avellinese o ancora nel Salento. Vini inoltre realizzati non più ricorrendo al classico uvaggio di Chardonnay e Pinot nero (i vitigni base dello Champagne) ma con varietà autoctone come Negroamaro, Falanghina o Nerello Mascalese.
Il principale appeal esercitato dal settore è innanzitutto economico. Secondo i dati dell’Osservatorio Mercati&Consumi gli spumanti made1in Italy hanno registrato in dieci anni una crescita dell aproduzione de148%, dei consumi del 17,8% dell’export addirittura del 178%. “A questo poi si aggiunge il progresso tecnologico - spiega Giampietro Comolli, enologo ed esperto del mondo delle
bollicine già consulente di marchi come Ferrari e Pommery-. Gli spumanti si sono storicamente
sviluppati nelle regioni del Nord Italia perché hanno bisogno di significative escursioni termiche
in campo e di temperature calde, ma non torride, in cantina. Condizioni che si riscontravano naturalmente al Nord e nello Chàmpagne ma che oggi sono riproducibili anche al Centro-Sud”.
Anche in aree come l’Etna quindi. “Per noi lo spumante non è una novità - spiega Michele Scamacca del Murgo dell’omonima azienda di Santa Venerina (Catania) -. Lo produciamo da anni ma solo di recente siamo arrivati a quota 100mila bottiglie. Utilizziamo la varietà Nerello Mascalese, tipica dell’Etna, che ha caratteristiche molto simili al Pinot nero, e quindi ideale per produrre uno spumante metodo classico”.
“Siamo partiti cinque anni fa - spiega il presidente della campana Feudi di San Gregorio, Antonino Capaldo - con la nostra linea “Dubl”, nata dall’incontro con il francese Anselme Selosse. I nostri spumanti sono realizzati con uve Falanghina, Greco e Aglianico e siamo arrivati a quota 60 mila bottiglie esportate anche in Germania e Giappone”.

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