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Il Sole 24 Ore

Sprint delle Pmi nell’alimentare ... Innovazione e spinta sui mercati esteri le principali armi per reagire alla crisi... Cibus. Non solo big tra i protagonisti - Cuscus di Ferrara, packaging hi-tech, olio di Ragusa conquistano i gusti stranieri... Se Cibus è la cartina di tornasole dell’agroalimentare italiano allora si può azzardare che il vento della ripresa tornerà a soffiare. La sensazione arriva non solo dai big del made in Italy, ma dalle tante pmi che costituiscono l’ossatura dei 2.500 espositori. A cominciare dal prosciutto di Parma “che rappresenta la portaerei della salumeria e apre i mercati” sottolinea Annalisa Sassi dell’omonima azienda parmense con stabilimento di macellazione e tre prosciuttifici che stagionano 1,1 milioni di cosce. L’azienda produce 600mila prosciutti dop, per un fatturato 2009 di 135 milioni (di cui 90 dal prosciutto), dato in linea con l’anno precedente nonostante la crisi, ma “con un export cresciuto del 3-4%, grazie al preaffettato che ci fa entrare nella Gdo, sia nei mercati europei maturi e, ora, anche all’est, in particolare Ungheria”. Dai salumi alla pasta il profumo resta quello della ripresa. La Cav. Giuseppe Cocco di Fara San Martino (Chieti) nello stand sfoggia una Fiat Balilla furgonata, “perché noi facciamo la pasta come 60 anni fa - spiega l’ad Lorenzo Cocco - con le macchine originali. Siamo dei produttori artigianali e facciamo 40 quintali al giorno contro i 2mila dell’industria, ma la crisi non l’abbiamo sentita”. Distribuzione al dettaglio e fatturato di 5 milioni, con 40% di export in 32 paesi. A Chieti si danno da fare anche Eat Arte produttori e rivenditori di piatti pronti: 1,2 milioni nel 2009, inalterato sul 2008 ma raddoppiando la rete distributiva “dato che i bar hanno risentito molto della crisi” commenta Guido Di Labio, alla guida della controllata Dama che si occupa della produzione dei cibi. I Frantoi Cutrera di Chiaramonte Gulfi (Ragusa) - che sfoggiano il primo premio Flos Olei 2010 - erano abituati a crescite del 20% annuo: lo scorso l’aumento si è “fermato” al 5 per cento. “Produciamo 300mila bottiglie - dice Salvatore Cutrera - e fatturiamo 2,5 milioni, il 90% legati all’export, specie nei mercati extra Ue. I primi mesi del 2010 sono molto incoraggianti”. Dalla Sicilia all’Alto Adige con i frutti di bosco dell’Alpe Pragas di Braies (Bolzano). “Dal fresco ora facciamo anche trasformazione in marmellate e altro - spiega Stefan Gruber - fatturiamo 1,2 milioni, il 30% all’estero, in prevalenza Germania e Austria ma anche Dubai e Qatar, in canali di nicchia. Crisi? No, ma i tempi di riscossione si sono allungati parecchio”. E dal bosco vengono anche le castagne del giovane Lorenzo Vetusto di Montella (Avellino): “Lo scorso ottobre ci siamo lanciati nella produzione dei marron glacées con 5-6 quintali. Abbiamo avuto un ottimo riscontro e l’obiettivo è farlo diventare il core business aziendale”. Un’altra azienda che ha esordito a fine 2009 è Aralia di Verona, con una bevanda di ginseng-caffè: “Ci rivolgiamo al canale Horeca - dice il responsabile markering Carlo Giordano - questo è un segmento in crescita, grazie soprattutto alle donne”. C’è chi a Cibus sfoggia anche un’acquisizione recentissima (la settimana scorsa) di un marchio: la Brescia Dolci che ha acquisito la Battistero di Parma: “Ampliamo ai panettoni la nostra gamma di croissanteria” afferma il direttore vendite Giorgio Lazzari, con la speranza di aumentare di 40 milioni il fatturato di gruppo, ora a 27 milioni. Da Mantova proviene il Molino Pasini, azienda alla quarta generazione che produce farine e preparati “per food service in un mercato di fascia alta - dice Massimiliano Bertucci - con volumi di vendita cresciuti complessivamente del 10% (+30% all’estero)” per un totale di 25 milioni. Va all’estero per oltre un terzo anche la produzione di conserve vegetali sottolio della Affidi Fossò (Venezia), “specie in Inghilterra e ora in Scandinavia” chiarisce il responsabile vendite Paolo Fisicaro, spinte dal packaging innovativo in alluminio. Esporta al 90%, invece, Bia di Argenta (Ferrara) che produce cuscus: “Il nostro mercato è il mondo - spiega la direttrice vendite Giulia Pasquali - in competizione con le aziende francesi leader del settore. È un piatto che si sta diffondendo e l’anno scorso siamo cresciuti del 20%”, con fatturato a 13 milioni. In Alta Langa a Val Casotto (Cuneo) c’è Beppino Occelli, titolare dell’azienda omonima, che dagli anni Ottanta ha recuperato 20 formaggi piemontesi “che non si facevano più, come l’escarun” e ora padroneggia tutta la filiera: latte, produzione, stagionatura e vendita: 14 milioni nel 2009 e tanti clienti insoddisfatti: “Mi chiedono di produrre di più, ma dico di no, non voglio vada a scapito della qualità”.

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