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Il Sole 24 Ore

Vinitaly a maggio è l’arma in più per spingere l’Expo ... Si valuta il calendario 2015... Expo: il Vinitaly 2015 potrebbe slittare a maggio... Dialogo aperto tra Expo 2015 e VeronaFiere sull’eventualità di spostare il Vinitaly 2015 a maggio, rispetto alla tradizionale collocaziorie di aprile, per entrare nel calendario dell’Expo milanese. La proposta è partita all’insegna di un’Expo di sistema, in grado di andare oltre la centralità di Milano e del tema portante per diventare vetrina del meglio dell’Italia, e Verona si è detta subito pronta a cogliere un’opportunità che può diventare preziosissima. Il Vinitaly 2015 potrà essere spostato amaggio, rispetto alla tradizionale collocazione di inizio aprile, per entrare tra gli appuntamenti di richiamo del cartellone generale dell’Expo milanese che andrà ad aprire proprio ad inizio maggio. Dopo un primo sondaggio esplorativo, tra Expo 2015 e VeronaFiere si sta dialogando in maniera concreta per trovare la soluzione migliore. “Diciamo subito che non è una cosa facile - esordisce il dg di VeronaFiere Giovanni Mantovani - ma ci si deve comunque impegnare in un gioco di squadra per cercare di realizzare quello che può sembrare una sorta di “miracolo” ma che può dare all’Italia un ritorno straordinario”. Mantovani va anche oltre il Vinitaly e spiega che VeronaFiere intende mettere sul piatto tre appuntamenti di grandissimo richiamo mondiale. Il primo è appunto quello che ruota attorno al Vinitaly e comprende anche Agrifood, il salone dell’olio di qualità ed altre iniziative tutte in tema di agroalimentare di alto livello. Il secondo appuntamento, ad ottobre, è legato a Marmomacc ma è l’occasione per presentare tutto quanto di innovativo in architettura e nell’industria delle costruzioni può essere realizzato con i saperi ed i prodotti lapidei italiani, il tutto in abbinata con un’altra esposizione consolidata e globale come Abitare il tempo. Il terzo, anche questo spostato, da novembre ad ottobre, coinvolge il grande mondo della storica Fieracavalli. Il direttore generale di VeronaFiere è convinto che l’operazione, se condotta nella maniera migliore, non solo può essere un grande volano sia per Milano che per Verona, ma può anche tirare la volata a un indotto che spazia dalla cultura al turismo. “È evidente che, soprattutto per Vinitaly - aggiunge - dovremo parlarne con tutti i nostri partner, dall’Unione italiana vini allo stesso ministero dell’Agricoltura. Ci sarà da giocarsi la carta al meglio perchè andiamo a ridosso dello spazio del nostro principale competitor, il Vinexpo di Bordeaux, ma partiamo da una posizione di leadership e possiamo consolidarla ulteriormente. Se cominciamo a lavorare da subito al progetto, il risultato finale ci darà sicuramente ragione anche perchè proporremo al mondo l’immagine di una bella Italia, al di sopra di ogni campanile. L’importante sarà muoverci in modo trasparente ed efficiente perché ci sia una ricaduta per tutti”. “Andare a spostare qualcosa nel complicato scacchiere dei calendari fieristici internazionali - dice ancora Mantovani - comporta sempre difficoltà e rischi, visto che negli anni si sono consolidati “incastri” che portano concorsi mondiali piuttosto che altri eventi esclusivi ad arricchire l’offerta della manifestazione principale, ma io credo che davanti ad una opportunità come quella rappresentata dall’Expo ed alla possibilità di costruire attorno la miglior vetrina possibile per l’Italia vada fatto comunque ogni sforzo”. Per il Vinitaly, che oggi fa tappa in Russia con il suo World tour per toccare poi entro l’anno la Svezia, gli Usa, il Giappone e la Cina, sarà un impegno qualificante per andare a cogliere ulteriori gratificazioni considerato che ormai è cosa diversa rispetto a una “banale” rassegna vinicola ed è diventato un veicolo globale fondamentale per il wine and food italiano. A VeronaFiere le bocche sono cucite ma è evidente che l’alleanza non potrà essere isolata: serve un forte lavoro promozionale di supporto e servono soprattutto le infrastrutture per non vanificare l’impegno. In poche parole serve che la politica faccia la sua parte e cominci a sbloccare subito i cantieri di quella Tav che oggi si ferma a Treviglio. È quasi una “conditio sine qua non” se si vuole che il grande ponte che si sta costruendo tra Milano e Verona sia realmente praticabile e non solo una virtuosa esercitazione.

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