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Il Sole 24 Ore

La riscossa del vino made in Italy ... Dopo un 2009 di crisi, Le vendite oltrefrontiera corrono dell’8,4%... L’effetto Prosecco traina le vendite in Gran Bretagna, positivi i risultati in Usa. Vattani (Ice): “Puntare sui mercati del Far East”... Il vino italiano ritrova la strada dell’export. Dopo aver chiuso il 2009 con un -6,1% nei primi tre mesi del 2010 il giro d’affari sull’estero ha fatto registrare un recupero dell’8,4% secondo le stime diffuse ieri nel corso del 65° Congresso di Assoenologi (l’associazione degli enologi ed enotecnici italiani) a Merano (Bolzano). La ripresa del fatturato estero non è però l’unico dato positivo per il vino italiano quest’anno. “Si è fermata la discesa dei prezzi - ha spiegato il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli -: lo scorso anno molte aziende pur di mantenere le posizioni di mercato sono ricorse in maniera massiccia a robusti ribassi. Il risultato è stato che il vino italiano con valore mdio di 1,78 euro a litro è tornato alle quotazioni di circa 6 anni fa, distruggendo così il lavoro fatto da aziende e viticoltori per posizionamento e redditività. Questa tendenza, fortunatamente, sembra si sia arrestata”. “Il 2009 è stato un anno difficile per molti settori - ha aggiunto il viceministro dell’Economia, Giuseppe Vegas - tuttavia non va dimenticato che il vino, nel quadro di una riduzione che per l’intero export nazionale è stata superiore al 20%, è fra i settori che hanno limitato i danni. Ora riteniamo sia fra i comparti che possano beneficiare più di altri di una rinnovata attenzione anche nel Governo all’economia reale”. Il futuro del vino italiano alle prese con consumi interni strutturalmente in calo, non può che ripartire dall’export, migliorando la propria presenza sui mercati maturi e al tempo stesso allargando gli sbocchi internazionali. “Le strategie per la promozione internazionale - ha spiegato il presidente dell’Ice, Umberto Vattani - devono conciliare due esigenze: presidiare i mercati chiave e che garantiscono un ritorno immediato degli investimenti come Usa, Germania, la stessa Francia o il Regno Unito e contemporaneamente non perdere di vista gli sviluppi in aree nuove per il consumo di vino come Cina, Taiwan, Vietnam, Hong Kong e Singapore. Paesi nei quali stiamo i rafforzando la nostra presenza anche perché siamo convinti che uno dei limiti dell’export di vino italiano sia dovuto al fatto che le vendite, oggi, si concentrano all’85% in appena 10 mercati”. Nel corso del primo trimestre del 2010 la spinta alla ripresa è venuta soprattutto da mercati chiave come quello Usa. “Negli Stati Uniti il 2009 è stato un anno pesantissimo - ha detto il responsabile Ice in Usa, Aniello Musella -. Le vendite di vino italiano che nel 2009 erano calate dell’8,7% nei primi mesi del 2010 hanno invece fatto segnare un promettente +10,2 per cento. Un dato inoltre che riteniamo possa ancora migliorare considerato che non risente del positivo effetto che verrà con l’indebolimento dell’euro sul dollaro”. E un positivo impulso alla ripresa delle vendite è venuto anche da un altro importante mercato europeo: il Regno Unito. “Anche nel nostro caso dopo un calo degli acquisti di vino made in Italy ora registriamo un interessante +2% - ha detto il responsabile Ice di Londra, Fabrizio Di Clemente -. In questo momento inoltre l’Italia superando l’Australia è diventata il secondo esportatore nel Regno Unito alle spalle della Francia. I consumi stanno crescendo trainati dalle donne, che preferiscono il vino alla birra, e al “fenomeno Prosecco” che grazie al miglior rapporto qualità-prezzo, sta sbaragliando gli champagne francesi”.

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