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Il Sole 24 Ore

Champagne di 230 anni? Favoloso, ma sa di tappo ... Le bottiglie ritrovate in mare e il parere degli enologi... Ho i miei dubbi che lo champagne trovato in fondo al mar Baltico si possa essere conservato in condizioni ottimali per un periodo così lungo”. Così Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi e più volte presidente dell’Unione internazionale, esprime la sua perplessità di fronte al giudizio di “favoloso” che l’esperta Ekka Gruessner Cromwell-Morgan, ha assegnato a una delle 30 bottiglie di champagne Veuve Clicquot di 230 anni fa, scoperte il 6 luglio al largo dell’isola di Aaland. Per Martelli un tappo non può aver resistito tutto questo tempo senza deteriorarsi per l’usura. “È un evento eccezionale ma tutto da studiare” aggiunge Josè Rallo, titolare dell’azienda Donnafugata. Le bottiglie si trovavano accanto al relitto di una nave, a 55 metri di profondità e farebbero parte di una spedizione di Luigi XVI alla zarina russa Caterina. “Siamo in contatto con Moet&Chandon e sono sicuri al 98% che si tratti di Veuve Cliquot”, ha detto Christian Ekstroem, capo della squadra di sub che ha fatto la scoperta. La data indicativa è stata dedotta dalla storia dello champagne francese: il Veuve Clicquot fu prodotto per la prima volta nel 1772, ma le prime bottiglie furono tenute a riposo per dieci anni prima di essere messe sul mercato. Perciò quelle scoperte nel Baltico devono risalire agli anni che vanno dal 1782 al 1788-1789 quando, con lo scoppio della rivoluzione francese, si interruppe la produzione. “Il colore dello champagne - ha detto l’enologa finlandese - è oro scuro con un aroma molto intenso e un forte retrogusto di tabacco, di grappa, di frutti bianchi, quercia”. Se dovesse essere confermata l’annata, il prezzo dello champagne potrebbe arrivare a centinaia di migliaia di euro e si tratterebbe dello champagne ancora bevibile più invecchiato della storia. L’attuale record riguarda due bottiglie di champagne francese, il Perrier Jouët, risalenti al 1825. Le bottiglie andranno all’asta con un prezzo di partenza di 53mila euro ciascuna. “Ci sono troppe condizioni da verificare - sottolinea Josè Rallo -. Come mai ad esempio l’acqua non è entrata nel sughero a quelle profondità e in così tanti anni? Certo per i collezionisti è una grande occasione. Sarebbe anche interessante verificare che i vini possono essere come ibernati senza che ciò ne limiti la crescita. Comunque ci vuole un esame molto attento, insomma sono troppi gli elementi in gioco per poter dare un giudizio preciso, meglio aspettare”. Perplessità relative alla tenuta delle bottiglie arrivano anche da Piero Lugano, l’imprenditore ligure che lo scorso 30 giugno ha ripescato in mare a Portofino, in località Cala degli inglesi, le prime 6.500 bottiglie dello spumante Abissi. L’azienda vinicola Bisson di Chiavari ha deciso di fare maturare a settanta metri di profondità per un anno il prodotto, in mancanza in Liguria di grotte in cui tradizionalmente avviene la rifermentazione in bottiglia dello champagne.

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