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Il Sole 24 Ore

“Resto nei campi, sarò viticoltore” ... La campagna, le colline e il vino. Un’attrazione scoperta praticamente per caso, ma che ora si trasformerà in un percorso accademico e in un futuro potrebbe diventare una vera professione. Omar Poletti, classe 1991, a settembre incomincierà la sua carrira universitaria alla facoltà di Scienze Agrarie e Ambientali di Udine. “Voglio diventare un viticoltore - spiega - la passione per il vino e le viti mi è ormai entrata nelle vene”. Tutto merito di un lavoretto stagionale iniziato tre anni fa quasi per scherzo insieme a un gruppo di amici: “Frequentavo la terza superiore - ricorda - e volevo mettere da parte qualche soldo per l’inverno. Insieme ad alcuni amici abbiamo cominciato a guardarci intorno e abbiamo trovato un’occupazione part-time durante il periodo della vendemmia in un’azienda vinicola della zona. Attorno a Udine, sui colli orientali, si producono vini pregiati, e ogni anno sono tanti i ragazzi che trovano un lavoretto anche non troppo mal pagato per potare le viti dai grappoli di uva. Un lavoro duro, a fine giornata ti fanno male le mani per aver stretto tutto il giorno le forbici. Ma il contatto con la natura è impagabile. Non mi ci vedrei chiuso in un ufficio fra scrivanie e fogli di carta”. Due mesi nei campi bastano per Omar. Che già a 17 anni pensa di aver trovato la sua strada: “Qualche mio amico ha mollato quasi subito. Io l’autunno dopo mi sono ripresentato all’azienda, e quella volta di mesi ne ho lavorati due. La mattina andavo a scuola, il pomeriggio mi cambiavo, mi mettevo gli stivali di gomma e via in bici verso le colline. Oltre al lavoro del potatore ho incominciato a vedere come si trattava l’uva appena colta. Addirittura quest’anno mi hanno offerto un lavoro più duraturo, proponendomi di fermarmi per l’inverno. Ci sto pensando; anche se credo mi iscriverò all’università. Vorrei seguire i corsi di Coltivazioni arboree e viticoltura alla facoltà di Scienze Agrarie e Ambietali e costruirmi una professione da enologo, anche se il mio sogno, in realtà, è quello di fare il coltivatore”. Una scelta che va controcorrente, almeno rispetto alla maggioranza dei suoi coetanei e compagni di classe. “In realtà anche i miei genitori sono rimasti stupiti di questa scelta. Nessuno della mia famiglia ha origini contadine. Ma mio padre confida in me. Mi ha visto determinato. E ora, dopo la comprensibile titubanza iniziale, mi appoggia. Un po’ più complicato è stato spiegarlo alla mia ragazza. Non si vede, dice, fidanzata a un contadino. Secondo me se ne farà l’abitudine”.

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