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Il Sole 24 Ore

Per Eataly è l’ora di New York ... Il tempio del cibo italiano sbarca sulla Fifth Avenue... Otto ristoranti tematici, 600 posti a sedere, 380 dipendenti. Il fondatore Farinetti: vogliamo essere la Apple del food... “I newyorchesi gusteranno il sapore della mozzarella senza pepe, mangeranno 100 grammi di pasta con 40 di condimento e non il contrario, sentiranno l’acidità del San Marzano, impazziranno per la cioccolata italiana...”. Bisogna riuscire a interromperlo, Oscar Farinetti, perché potrebbe andare avanti per ore a raccontare con un entusiasmo incontenibile le delizie che proporrà a New York dal 31agosto. Tra 10 giorni nel cuore di Manhattan, all’incrocio tra Fifth Avenue e Broadway, si inaugura un gigantesco store di Eataly, la sua creatura: prodotti agroalimentari di nicchia in vendita, e in più la possibilità di sedersi e soddisfare subito il palato in uno degli otto ristoranti che si susseguono accanto agli scaffali. Un modello di successo lanciato a Torino, ripetuto a Tokyo. E ora il salto negli Stati Uniti, una sfida da 25 milioni di dollari di investimento, con la concorrenza di migliaia di ristoranti italiani. “Abbiamo provato tutti i tipi di piatti, siamo pronti. A New York arrivano milioni di turisti all’anno, di cui 500mila italiani. Un popolo eterogeneo che ama la cucina del nostro paese: noi vogliamo essere il loro punto di riferimento, un posto dove la qualità è garantita e si è sicuri di trovare tutto, come Harrods a Londra. Qui un colosso del genere manca, c’è Apple per l’elettronica. Ecco, puntiamo a diventare l’Apple del cibo”. Il benvenuto lo dà, immancabilmente, il caffè: si parte, negli oltre settemila metri quadri di estensione, dallo spazio del Grande Caffè Lavazza, poi ci sono l’agrigelateria, una paninoteca, una pasticceria con i dolci regionali presentati al visitatore con le proprie caratteristiche e origini (tiramisù veneto, panna cotta piemontese, cassata siciliana ecc.), una rosticceria, un angolo mozzarelle fatte dal vivo “con latte americano e “savoir-faire” italiano”, una pizzeria affidata a Rosso Pomodoro, più gli otto ristoranti a tema (solo pasta, solo verdure, solo pesce...). Lungo tutto il percorso ci sono 420 cartelli, in inglese e in italiano, che raccontano cibo per cibo, produttore per produttore, la storia di ciò che s’incontra. Alcuni slogan sono spiazzanti e rivelatori della filosofia di Eataly, parente stretta di Slow Food: “Il cliente non ha sempre ragione; anche Eataly non ha sempre ragione: dal dubbio nasce la nostra armonia”. Non si smette mai di perfezionare, di raffinare, di interrogarsi per ottenere il meglio. Come è stato fatto, prosegue Farinetti, nella “ricerca sul territorio americano del latte più buono, delle farine più pure, della frutta più saporita. Ovviamente i fiori all’occhiello del belpaese - come il parmigiano reggiano, il grana padano, l’olio extravergine, i nostri biscotti, la nostra cioccolata - arrivano dall’Italia”. La macchina di Eataly a New York impiega 380 persone, di cui 50 italiani, 100 italo-americani, il resto newyorchesi e sudamericani, ma “è solo l’inizio, speriamo di poter presto assumere altra gente”. I posti a sedere sono in totale 600, considerando anche quelli del ristorante La birreria che aprirà in ottobre: è al 15° piano, con vista mozzafiato sulla skyline della città e una minifabbrica di birra artigianale. La forza di Eataly sta anche nella squadra tutta familiare targata Farinetti, da quel di Alba: accanto ad Oscar, 56 anni a settembre, “nato in mezzo a quattro sacchi di semola, con il papà che faceva la pasta e il nonno che faceva il mugnaio” ci sono sua moglie Graziella, 53, e i tre figli. Francesco, 30 anni, è l’amministratore delegato del gruppo, Nicola 26 anni, sarà responsabile dello store di New York mentre il 20enne Andrea ha finito la scuola enologica ad Alba e approfondirà gli studi sul vino. La loro mamma si occupa degli articoli per la casa in vendita a Eataly: oggetti di design di Alessi, Guzzini, Bialetti, Kartell. In questi giorni è anche lei nella Grande Mela per gli ultimi ritocchi. A proposito, il 31 a chi spetterà il primo posto a tavola? Pronta la risposta di Farinetti: “Sarà un tavolo a quattro, dove siederanno il mio mentore e grande amico Carlo Petrini (fondatore di Slow Food, ndr), il sindaco di New York Michael Bloomberg, quello di Torino Sergio Chiamparino e il presidente della regione Liguria Claudio Burlando”. Già, perché mentre Eataly sbarca negli States, pensa già al futuro: nel marzo 2011 aprirà a Genova, poi si prosegue con Roma e Bari, nel 2012 tocca a Milano.

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