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Il Sole 24 Ore

La crisi rafforza i top brand Nel vino come nella moda … Gli spumanti di Franciacorta non temono la concorrenza francese, record per Ornellaia… Il vino assomiglia sempre di più alla moda: da un lato i “top brand” si rafforzano, grazie alla riconoscibilità presso un consumatore che - a maggior ragione in tempi di crisi economica - esige certezze; dall’altro emergono prodotti “facili” e caratterizzati da un buon rapporto qualità-prezzo. È quanto emerge dall’inali si fatta da Pambianco Strategie d’impresa sui bilanci di 69 aziende vinicole, per un fatturato complessivo del 2009 di 2,896 miliardi di euro, in leggera flessione (-0,3%) rispetto ai 2,905 miliardi di euro dei 2008. La classifica dei fatturati vede in testa la conferma del Gruppo Italiano Vini (Giv) di Verona, che supera i 300 milioni di euro, seguito dalla romagnola Caviro a poco meno di 250 milioni e dalla trentina Mezzacorona con oltre 145 milioni. A seguire nella top ten compaiono Cavit, Cantine Riunite & Civ, Marchesi Antinori, Fratelli Martini, Ferdinando Giordano, La Vis e Zonin. Pur in un anno difficile come il 2009, nel vino ci sono aziende in forte crescita. In testa c’è il Gruppo Italiano Vini, 22%, seguito da Cantine Soave ( 21%) e Cavicchioli (con 19%), quest’ultima recentemente entrata a far parte del gruppo leader veronese. Per quanto riguarda la redditività-in percentuale sul fatturato, si nota un incremento generale, dal 9,3 al 10%. II primo posto per Ebitda è della Marchesi Antinori con il 38,2%, seguita da Ferrari (30,8%) e Masi (29,9%). Le posizioni successive - si legge nell’analisi fatta da Pambianco - sono di Berlucchi, Caprai, Gruppo Santa Margherita (di proprietà dei Marzotto e comprendente Ca’ Del Bosco), Rocca delle Macie, Gruppo Frescobaldi, Ruffino e Barone Ricasoli. Un anno dunque in controtendenza per le grandi firme del comparto. È il caso di Ornellaia, l’Hermès del vino italiano, appartenente al gruppo Marchesi de’ Frescobaldi, che ha registrato un incremento del fatturato del 22% (2009 su 2008) e una redditività stratosferica (Ebitda del 53,5%). L’azienda di Bolgheri si appresta ora a chiudere il 2010 con una crescita più contenuta (tra il 5 e 6%). L’amministratore delegato, Giovanni Geddes da Filicaja, è comunque soddisfatto: “Si tratta di un consolidamento e di un risultato eccezionale, ci aspettiamo risultati simili rispetto a quelli di un 2009 che eccezionale lo fu veramente”. In progetto c’è il mantenimento degli attuali volumi di produzione di Masseto, prodotto top di casa Ornellaia, con un prevedibile incremento di cash flow. Per quanto riguarda gli altri vini si punta soprattutto al mercato nordeuropeo che mantiene un peso superiore rispetto a Stati Uniti e Canada. Un secondo caso di eccellenza è Ca’ del Bosco (gruppo Santa Margherita), emblema della qualità del metodo classico di Franciacorta, la Champagne lombarda, che contrariamente ai francesi non teme la crisi. L’azienda amministrata da Maurizio Zanella ha chiuso il 2009 con un 6% in più di fatturato e un Ebitda del 32,9%. Previsioni 2010? “Per i bilanci è ancora presto perché, si sa, la parte più importante dei giochi per il nostro prodotto la si fa tra novembre e dicembre. Tuttavia riteniamo di poter progredire sia come fatturato sia come utile”. Le buone notizie dunque non mancano, ma si pub sostenere, con certezza che il vino italiano sia già fuori dalla crisi? La risposta è non ancóra Geddes da Filicaja parla semmai di “sovrapproduzione endemica mondiale a fronte di una domanda che si concentra su alcune marche più conosciute. È la polarizzazione che interessa tutti i settori e non risparmia il nostro”. Corrado Casoli, presidente Giv, avverte: “Dalle difficoltà non si esce abbassando i prezzi. Lo abbiamo fatto nel 2009 per rispondere a un’esigenza immediata ma, a lungo termine, significherebbe depauperare secoli di storia e tutto il nostro patrimonio vitivinicolo”.

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