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Il Sole 24 Ore

La Ue rilancia sul Made in ... Scambi. Da Parigi assicurazioni a Roma sull’impegno a favore dell’indicazione di origine obbligatoria... Romani: serve chiarezza Oggi vertice all’Euro Parlamento... La Francia ci sta e rinnova il suo prezioso impegno a fianco dell’Italia nella battaglia per l’introduzione del Made in per le merci extra-Ue, in pratica il regolamento con l’indicazione di origine obbligatoria per i prodotti importati da paesi terzi. “Abbiamo raccolto dalla Francia un’adesione importante e molto convinta al made in - rivela Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico -. Ho raccolto personalmente l’assicurazione dal collega dell’Industria francese, Eric Besson, nel nostro ultimo incontro. In Europa c’è un dibattito forte su questo argomento, c’è stato un voto favorevole del parlamento Ue sul made in. Ora pretendiamo chiarezza perché i consumatori italiani devono sapere se ciò che comprano viene o no da fuori Comunità europea”. Incontrando ieri in Assolombarda il collega ungherese Tamas Fellegi, Romani ha affrontato un altro tema che sta a cuore alle aziende italiane, quello della certezza degli investimenti in Ungheria nel settore delle energie rinnovabili. “A marzo si terrà a Nizza una riunione tra i responsabili di Germania, Francia e Italia sul coordinamento degli approvvigionamenti di gas, alla luce dei vari progetti di gasdotti in corso - ha garantito il ministro Paolo Romani-. Noi siamo fortemente interessati a South Stream, l’Eni lo è e l’Italia intende avere un rapporto privilegiato con la Russia, visto anche che South Stream rappresenta per Saipem l’opportunità di avere una straordinaria commessa per i tubi sottomarini”. Tornando al made in, mentre sul decreto attuativo della legge Reguzzoni-Versace-Calearo che introduce l’etichetta obbligatoria solo in Italia proprio le osservazioni tecniche francesi e ungheresi hanno riaperto il periodo di esame a livello europeo (si veda Il Sole 24 ore del 16 gennaio), a Bruxelles il confronto sul regolamento pe ril made in sta per ripartire. Infatti questo pomeriggio il ministro Martonyi, rappresentante della presidenza ungherese, incontra per la prima volta la commissione commercio internazionale del Parlamento europeo. La vicepresidente, l’europarlamentare Cristiana Muscardini, a proposito dei nuovi contenuti del regolamento per l’indicazione obbligatoria di origine per alcuni prodotti che entrano nell’Unione europea, approvato a larga maggioranza in Parlamento lo scorso ottobre (525 voti a favore su 6i8 votanti) si dichiara ottimista. “Prendiamo atto con piacere - dice Muscardini - che la presidenza ungherese ha incluso nell’agenda delle priorità per la politica commerciale l’impegno a sostenere la procedura legislativa per il regolamento sull’indicazione di origine obbligatoria per i prodotti importati da paesi terzi. Però vogliamo anche sapere in che modo intende dar seguito alla cosa. Ci aspettiamo da parte di questa presidenza dei passi avanti importanti e di portare sul tavolo negoziale del Consiglio la proposta di Regolamento, così come votata in Aula, già nelle prossime settimane”. La richiesta, alla presidenza ungherese è quella di sottolineare agli Stati membri del Consiglio almeno tre aspetti, tra cui il lavoro di revisione operato dal parlamento europeo sul testo originale del regolamento così come è stato proposto dalla Commissione (in pratica, un compromesso tra i gruppi politici che ha permesso lo schiacciante risultato in plenaria), il fatto che il nuovo testo approvato è diverso da quello proposto dalla Commissione nel 2005 (tiene, infatti, conto del nuovo contesto economico della Ue) e, infine, che il risultato del voto dimostra la volontà di questo Parlamento di avere un regolamento sull’obbligatorietà del marchio di origine. Determinata, nel portare avanti il provvedimento, non è solo la Francia, ma anche la Germania. Un fronte sul quale si stanno muovendo le categorie, prima fra tutte quella dei produttori di ceramica: a breve ci sarà un incontro con i tedeschi, proprio per perorare la causa del regolamento su made in. “Tutte le occasioni sono buone per raggiungere il nostro scopo - dice dalla Finlandia, al telefono, al Sole 24 ore Alfonso Panzani, presidente della Federazione europea Cet - siamo riusciti ad ottenere da Bruxelles l’apertura di una procedura per l’antidumping di piastrelle made in China. Adesso è ovvio che questa battaglia sul made in può diventare anche per noi una battaglia di chiarezza ai consumi. Come vengono fatte le piastrelle, da dove vengono i prodotti. È una libertà di scelta per il consumatore. Noi, quindi, ci saremo”.

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