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Il Sole 24 Ore

Boom estero per il Parmigiano ... Nel 2010 salgono le quotazioni (+19%), riparte la produzione (+2,4%) e accelera l’export (+12%)… Nel 2011 i caseifici puntano a raggiungere un prezzo di 11 euro al chilo… Aumento controllato della produzione, ruolo sempre più incisivo del consorzio, maggior coordinamento dei produttori. Con tre mosse ben azzeccate il mondo del Parmigiano-Reggiano nel 2010 (giro d’affari alla produzione di 1,017 miliardi che diventano 1,76 miliardi al consumo) è riuscito a risalire la china e a presentare dati di bilancio solo un paio di anni fa impensabili quando i prezzi al caseificio erano decisamente al disotto dei costi di produzione.
I numeri del rilancio partono dalle quotazioni in ripresa (+19% in un anno ma più 23% se si raffrontano i 9,14 euro medi del 2010 con i 7,40 del 2008) e proseguono con un lieve aumento della produzione (+2,44% e un totale di 3.018.260 forme) e un export in decisa crescita (+12%). Ma le quotazioni attuali sono ancora migliori rispetto alla media del 2010 visto che la produzione del primo semestre ha fatto segnare i 10,34 euro al kg. “Il fatto decisivo - spiega il presidente del consorzio del Parmigiano-Reggiano Giuseppe Mai - è che una produzione razionale di forme e l’abbattimento delle scorte, unite ad una maggiore aggressività sul mercato, ha fatto sì che i prezzi salissero e si assistesse, cosa che non accadeva da oltre 30 anni, alla vendita in questi mesi della produzione di giugno 2011”. La speranza, per i caseifici, è che i prezzi nel 2011 arrivino intorno agli li euro al kg considerati ottimali per un buon equilibrio tra produttori e consumatori.
Il buon andamento del Parmigiano-Reggiano è confermato anche da altri valori: le giacenze, a novembre 2010, risultavano in calo del 13,3% sull’anno precedente, e alla flessione dei consumi interni (-1,2%), corrispondeva un incremento dell’export del 12%; la quota indirizzata oltre i confini nazionali sale così al 30%, ed incrementi record si sono registrati negli Usa (secondo mercato dopo la Germania). Intanto la produzione è lievemente salita ma proprio su questo versante sono state assunte decisioni importanti da parte dell’ultima assemblea dei 388 caseifici aderenti al Consorzio (erano 409 a fine 2009), che ha votato un prolungamento di piani produttivi che per il 2011 e nel successivo biennio prevedono un incremento annuo dello 0,8%: l’obiettivo è quello di assicurare maggiore stabilità al settore e, soprattutto, una difesa attiva del reddito dei produttori, vero parametro di riferimento per un comparto che già a metà del decennio scorso registrò, in tre anni, un aumento della produzione di 150mila forme cui ha però corrisposto un calo del valore dei prodotto pari al 24 per cento. La stabilità del settore non è però legata solo alla “gestione ordinata della produzione”, così come il bilancio del 2010 non si riconduce alle sole cifre. “Nel 2010
- sottolinea Mai - si sono aggiunte decisioni e atti importanti per lo sviluppo del comparto e la tutela dei consumatori”. Da una parte le riforme statutarie adottate ad aprile hanno ampliato il peso dei consorziati nel governo del Consorzio con una maggiore corresponsabilità e più alti livelli di coesione sulle decisioni e sulle azioni che riguardano quasi 3.500 allevamenti; dall’altra è stata creata una società commerciale “I4S”, interamente controllata dal Consorzio, che ha offerto uno strumento in più per la gestione dei rapporti con Agea (IS4 ha ricevuto le 32mila forme oggetto di ritiro) e con il mondo degli esportatori (con ritiri appositi di prodotto selezionato a 18 mesi col marchio “Extra” destinato all’estero). Per non dire delle modifiche al disciplinare di produzione, che finalmente ha avuto il via libera dalla Ue, aggiungono forti impegni dei produttori ad esclusivo beneficio della tutela dei consumatori e dell’immagine del prodotto. “Tra le novità più importanti - sottolinea il direttore del Consorzio Leo Bertozzi - si registra l’obbligo di confezionamento del Parmigiano-Reggiano nella zona di produzione ed il rafforzamento del legame con il territorio sia per quanto riguarda l’alimentazione delle bovine (sale la quota di foraggio aziendale) che la loro provenienza, con una quarantena di quattro mesi per quelle provenienti da altre filiere produttive”.
Viene inoltre ribadito il divieto di additivi e l’obbligo, nei caseifici, di utilizzare, anche per altre produzioni, esclusivamente latte prodotto secondo il disciplinare del Parmigiano-Reggiano.

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