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Il Sole 24 Ore

La vendemmia cinese nel Bordeaux ... Chàteau de Viaud. China national acquista vigneti del Lalande-Pomeron... Eadesso il vino! Anche questa è una delle nuove frontiere della presenza cinese in Europa. Non che dalle parti di Bordeaux le avvisaglie fossero mancate. Già nel 2008 il gruppo immobiliare Longhai International si era comprato i 30 ettari di Chteau Latour-Laguens. Poi era toccato al Chateau Richelieu nel 2009 e al Chateau Lafitte l’anno scorso. Ma erano state operazioni realizzate da privati, come società o a titolo personale. Ora c’è stato un salto di qualità. Per la prima volta un colosso pubblico cinese acquista un vigneto del Lalande-Pomerol, il Chteau de Viaud.
A comprare una ventina di ettari per una cifra che non è stata comunicata ma che dovrebbe essere di circa 10 milioni è stato il gruppo Cofco (China national cereals, Oils and Foodstuffs Corp), conglomerato da 21 miliardi di fatturato, con cinque controllate quotate in Borsa (due a Hong Kong, due a Shanghai e una a Shenzen), partner di Coca-Cola, al 31° posto nell’ultima classifica Fortune sulle 100 top del mondo, leader sul suo immenso mercato interno nella produzione e distribuzione di materie prime agro-alimentari. Vino compreso, con il marchio Great Wall. A vendere, dopo due anni di intensa e difficile trattativa, è Philippe Raoux, quarta generazione di produttori e trader di vino. Il padre, in particolare, si è arricchito in Algeria, dove possedeva un centinaio di ettari nei pressi di Orano. Al rientro in Francia, nel 1962, ha avviato una florida attività di distribuzione vinicola, Chamvermeil, che oggi può contare su oltre 600mila clienti. Philippe ha cominciato nel 1986, comprando e rimettendo a nuovo un vigneto abbandonato, Chateau d’Arsac. Che oggi vende 600mila bottiglie all’anno. Poi ha comprato Chàteau Martignac (120mila bottiglie), Chàteau Lestage (100mila) e infine, nel 2002, Chteau de Viaud (l25mila). Non solo. Nel marzo del
2007 ha inaugurato la Winery, 64 ettari di parco turistico dedicato all’enologia, con 50mila visitatori all’anno. Nel frattempo, mentre Cofco trattava con Raoux e si comprava per soli 18 milioni di dollari 600 ettari di vigna in Cile (Vina Bisquertt), la Cina è diventata il primo mercato - in valore - per le esportazioni di Bordeaux. Se infatti la Germania è ancora al primo posto in volume (255mila ettolitri rispetto a 251mila), Pechino con Hong Kong vale ormai 330 milioni di euro, una trentina in più rispetto a Berlino. Seconda destinazione extraeuropea, gli Stati Uniti nel 2010 hanno confermato i volumi (117mila ettolitri) ma sacrificando i prezzi (le vendite in valore sono scese del 37% a 96 milioni). Mentre la Cina viaggia a ritmi di crescita del 100% in volume e del 40% in valore. Se poi pensiamo che il consumo medio di vino da parte dei cinesi è di 1,5 litri all’anno, rispetto ai 46 dei francesi, il potenziale di sviluppo - in una società che si sta rapidamente arricchendo e dove una bottiglia di qualità è sintomo di successo da esibire - è evidente. Certo, l’altra faccia è il rischio di contraffazione. Come ha potuto direttamente constatare la casa d’aste di Hong Kong che ha dovuto precipitosamente ritirare dalla vendita in magnum di Chateau Petrus falso.

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