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Il Sole 24 Ore

Firenze fa la festa ai supervini ... In Bordeaux si sono inventati la Reine des fleurs. Ogni anno una (molto solvente) signora della buona borghesia cinese viene invitata con tutti gli onori nella gloriosa regione vinicola francese e omaggiata come regina dei fiori e delle viti. La dama di norma si porta dietro un folto gruppo di amici e parenti, che prima di rientrare a Pechino staccano assegni milionari per accaparrarsi le più prestigiose bottiglie degli châteaux. Dai francesi, almeno per quel che riguarda il vino, c’è sempre da imparare. Nell’Italia frammentata dell’enologia di solito è difficile aggregare i produttori nella creazione di eventi d’impatto internazionale, per questo la quattro giorni dedicata ai grandi vini toscani che sta per aprirsi a Firenze è una novità significativa. Naturalmente ci volevano due stranieri per riuscire nell’impresa, ma tant’è, da domani al 5 giugno va in scena Divino Tuscany, festival dei principali marchi della regione, ideato da James Suckling, giornalista esperto di vino trapiantato nel Chiantishire, in collaborazione con la Img Artist di Barrett Wissman. Nella cornice della Firenze più sontuosa si alterneranno concerti (il più ambito con il violinista Joshua Bell), grandi cene (cucina la tristellata Enoteca Pinchiorri), degustazioni molto esclusive. Per la prima volta le grandi famiglie apriranno i loro palazzi e persino Sting e la moglie Trudie Styler ospiteranno nella loro tenuta una grigliata rustica. Sono attese circa quattrocento persone: a discapito di una tariffa decisamente non popolare (il full pass costa 1.596 euro, le singole degustazioni 150), i biglietti sono andati a ruba. Più di 250 hanno optato per il pass che dà diritto a godersi l’intero spettacolo. Provengono da diciassette diversi paesi, ma i gruppi principali arriveranno da Stati Uniti, Russia e Cina. “Ieri ero a pranzo con una di queste ospiti - racconta Suckling raggiunto per telefono a Hong Kong - è una importatrice cinese di 28 anni che ha 9mila clienti e tratta tutti i più prestigiosi marchi del mondo”. A Firenze convergeranno soprattutto grandi buyer, ma non solo. Ci saranno importanti collezionisti, case d’asta specializzate, consulenti finanziari e un’élite di appassionati consumatori. Il giornalista americano per quasi trent’anni ha assegnato i punteggi di Wine Spectator, una delle bibbie dell’enologia mondiale: “Ogni anno assaggiavo 5-6mila vini, di cui almeno 1.500 toscani”. Per questo nessuno ha avuto da ridire quando è spettata a lui la scelta insindacabile dei 53 marchi da presentare nelle degustazioni fiorentine. Che, se non ha riservato sorprese sui nomi storici (tutti presenti, da Antinori a Frescobaldi, Ricasoli, Banfi, Mazzei) introduce alcune chicche di più recente lignaggio enologico, come Tenimenti d’Alessandro e Testamatta di Bibi Graetz. “Secondo alcuni questo è l’evento della haute couture del vino, io preferisco sottolineare l’intenso legame con il territorio - spiega Lamberto Frescobaldi, forte di 700 anni di storia alle spalle e un marchio strategico come Ornellaia -. Molti accusano le aziende italiane di nanismo, certamente la nostra frammentazione può costituire un handicap, pregiudicare miglioramenti di qualità più rapidi, ma da altri punti di vista rappresenta un valore”. Può ben dirlo: dal 1995 al 2004 Frescobaldi si è unito in joint venture con Mondavi, colosso californiano del vino, poi la famiglia ha deciso di rilevare tutto.

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