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Il Sole 24 Ore

Nuovi itinerari. Enoturismo ... Quegli antichi sapori sulle strade del vino... Per i romani era Venaria, l’isola del vino. Ischia ha una millenaria storia vitivinicola come testimoniato dalla Coppa di Nestore del 757 a.C. ritrovata dall’archeologo Giorgio Buchner vicino al monte Vico negli anni Cinquanta, anni in cui la produzione di vino ischitano raggiungeva i 250mila ettolitri l’anno. Quei numeri hanno subito una contrazione (oggi 1,5 milioni di bottiglie l’anno). Ma ora è riemersa un’attenzione virtuosa verso la riscoperta delle tradizioni vitivinicole ischitane e della loro importanza per il rilancio del turismo isolano. Questo percorso, partito nel 1966 con la nascita della Doc (la seconda in Italia), ha segnato una tappa significativa con l’adesione al progetto “Strade dei vini” e la costituzione dell’associazione “Le strade del vino e dei sapori Isola d’Ischia” (30 soci tra cui enti locali, inclusa la provincia di Napoli), aziende vitivinicole come D’Ambra Vini d’Ischia, Cantine Antonio Mazzella e Cenatiempo Vini d’Ischia, che hanno rappresentato Ischia all’ultimo Vinitaly a Verona, ma anche Perrazzo Vin d’Ischia, Impagliazzo Nicola e Terra Mia, alberghi, aziende di prodotti tipici, agriturismi e enoteche. L’obiettivo principale è attrarre l’attenzione dei turisti sui prodotti locali di qualità durante i periodi di alta stagione e creare eventi e itinerari enogastronomici che attirino flussi turistici anche in bassa stagione. “La strada del vino dovrebbe essere anche capace di creare occupazione - aggiunge il presidente Vito Iacono - formando nuove figure professionali come eno-guide turistiche”. Iacono ha chiesto la segnaletica che indichi il percorso delle strade del vino (firmato il protocollo di intesa tra Sovrintendenza e Regione Campania per l’idonea collocazione) e la creazione di un infopoint (che sarà gestito dall’istituto alberghiero di Ischia). Sempre sua l’idea, questa già operativa, del portale internet che racchiude le Strade del vino di tutta la Campania. “Ischia può diventare una vetrina per l’intero settore e anche un osservatorio del panorama vitivinicolo regionale”, commenta Iacono, esponente di una delle tre famiglie contadine ischitane (Iacono, Regine e Verde) creatrici delle cantine di Pietratorcia. Una realtà d’eccellenza che recupera le antiche tradizioni colturali attraverso le moderne metodologie acquisite all’Istituto San Michele Adige (Trento) per piccole produzioni di pregio (10mila bottiglie l’anno) come i vini più recenti:
bianco e rosso Scheria, dal nome dell’isola di Nausicaa ossia, secondo lo studioso Pilippe Champault, proprio Ischia. “Non mancano le difficoltà”, ammette Vito Iacono, che oltre a presiedere l’associazione Strade del vino Isola d’Ischia guida la società Terra Mia che ha ideato il marchio delle cantine di Pietratorcia. “Mi riferisco in particolare al crollo delle “parracine”, i muri a secco che sostengono le terrazze di tufo permettendo la viticoltura in zone scogliose, per le quali ho chiesto lo stato di calamità”, aggiunge. Primo intervento previsto dalla Regione Campania ma non ancora concretizzato.

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