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Il Sole 24 Ore

Dazi per il vino, pressing sulla Russia … Agroalimentare. Martedì a Mosca colloquio tra il ministro dello Sviluppo Paolo Romani e il vice premier Igor Shuvalov... Diplomazia italiana al lavoro per evitare che l’allarme dazi penalizzi l’export divino made in Italy in Russia. A pochi giorni dall’introduzione del nuovo regime fiscale di Mosca basato sul valore minimo (customs profile) per le importazioni di vino sul mercato russo (si veda Il Sole 24 Ore del 3 luglio2011), il ministero dello Sviluppo economico e l’ambasciata italiana a Mosca stanno cercando di trovare una via d'uscita. In Italia l’allarme era stato lanciato da Federvini, scatenando le reazione delle organizzazioni agricole. Sotto accusa infatti il nuovo calcolo della base imponibile con il forte impatto su dazi, accise e diritti doganali e soprattutto la disparità di trattamento tra i diversi produttori. Secondo i calcoli di Federvini, infatti, per le bottiglie italiane si prevede un rincaro del 30%, contro invece l’incremento del 12% stimato per le etichette francesi e spagnole. Il giro di vite sui dazi, inoltre, rappresenta una pesante minaccia sul positivo trend delle esportazioni di vino italiano che nel primo trimestre 2011, in Russia, ha toccato quota 26 milioni di euro, con un balzo del 91 per cento.

“Martedì a Mosca - annunciano al ministero per lo Sviluppo economico - è in calendario un incontro fra il ministro Paolo Romani e il vice premier russo Igor Shuvalov, che fra l’altro è titolare della delega in materia di dazi ed è responsabile dei rapporti con gli investitori stranieri. E ci auguriamo che in quella sede si possa delineare un percorso per giungere rapidamente a una soluzione”. “Siamo stati prontamente investiti della questione - aggiunge l’ambasciatore a Mosca, Antonio Zanardi Landi - e già abbiamo effettuato le prime riunioni tanto con gli importatori russi quanto con i responsabili dell’agenzia delle dogane. Sono fiducioso che in tempi rapidi si riesca a individuare mia soluzione e evitare sperequazioni, come abbiamo fatto recentemente rimuovendo alcuni ostacoli sul fronte delle licenze all’import”. Soddisfatto degli impegni il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia: “Qualcosa si sta muovendo - ha detto -. Ci auguriamo che oltre al capitolo fiscale venga affrontato anche quello relativo al carico burocratico che sta via via diventando proibitivo”. Intanto però gli operatori russi spiegano le motivazioni tecniche che hanno portato alla penalizzazione a carico dei prodotti italiani. “La situazione è molto complessa - spiega infatti Anatoly Korneyev, importatore russo che con la società Simple vanta un giro d’affari di 110 milioni di euro, realizzato al 60% proprio con i vini italiani -. Il proposito del Governo non era certo quello di creare i presupposti di una disparità di trattamento, ma di inserire un valore minimo in grado di mitigare i ricarichi a volte eccessivi dei listini. Molto spesso infatti il valore dichiarato in dogana, al ristorante viene moltiplicato per 10 o 15 volte e le autorità russe vogliono frenare questo fenomeno”.

Per questo è stato introdotto un importo minimo che è differenziato in base alle diverse categorie: vini da tavola, a indicazione geografica e a denominazione d’origine. “E l’Italia sconta i maggiori problemi proprio a causa della categoria dei vini Igt che altri paesi non hanno - aggiunge Korneyev - e che abbraccia tipologie di prodotto molto diverse. Si va infatti dalle bottiglie di Igt Maremma toscana del valore di oltre 15 euro l’una al Merlot del Veneto acquistato a pochi euro al litro. E così il nuovo sistema fiscale, se per i vini di gamma alta rappresenta solo un piccolo aggravio, per quelli di prezzo basso diventa insostenibile”.

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