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Il Sole 24 Ore

Vendemmia a “5 stelle” … Martelli (Assoenologi): flessione dovuta alle misura di estirpazione dei vigneti … Vino. Le stime preliminari sulla produzione 2011 segnano un lieve calo in quantità compensato da qualità eccellente... La vendemmia sarà in calo del 5% ma la qualità dei vini targati 2011 sarà a”cinque stelle”. Sono i principali elementi che emergono dalle stime 2011 di Assoenologi (l’associazione degli enologi ed enotecnici italiani) che saranno presentate ufficialmente il 4 settembre a Cortina nell’ambito della manifestazione “Vinovip”, e che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare. Le previsioni di Assoenologi sono effettuate sulla base di una proiezione statistica effettuata su un primo 30% di uve già in cantina. Metodologia che consente uno scostamento dai dati definitivi Istat inferiore al tre per cento. Tornando ai dati, secondo Assoenologi la vendemmia (che al di là degli allarmi lanciati a luglio ha visto anticipare le operazioni di raccolta solo in qualche caso e al massimo di una settimana) con milioni di ettolitri vedrà, rispetto allo scorso anno, una leggera riduzione delle quantità prodotte ma una grande qualità attesa. “Un dato che potrebbe sembrare in contraddizione - spiega il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli - perché in genere una riduzione delle quantità è spesso legata a fenomeni atmosferici che contemporaneamente finiscono per pesare negativamente anche sulla qualità delle uve. Ma le cose non sono andate così. Quest’anno infatti il calo è dovuto soprattutto alle misure di estirpazione dei vigneti e di vendemmia verde (ovvero la possibilità di rendere improduttivo il vigneto per un anno raccogliendo e distruggendo i grappoli prima della maturazione) che hanno contrassegnato alcune regioni del Sud. Aspetti che se hanno provocato un abbattimento delle quantità non hanno inciso sulla qualità dei prodotti. Le premesse restano infatti ottime in molte regioni d’Italia dove il millesimo 2011 potrebbe replicare i fasti di alcune grandi annate come il 1985, il 1990, il 1997 e lo stesso 2001”. Sul fronte della “rottamazione” dei vigneti, in Italia fra il 2007 e il 2010 sono stati cancellati (con premio Ue che a seconda delle zone poteva arrivare fino a 12mila euro a ettaro) circa 30 mila ettari di superfici vitate. Fra le regioni la fetta maggiore di espianti definitivi è stata effettuata in Puglia (11mila ettari) e in Sicilia (7mila). Ma riduzioni importanti sono state registrate anche in Emilia Romagna (3.200 ettari), Abruzzo (3mila), Lazio (1.800) e Marche (1.600). Cifre che non hanno mancato di avere riflessi sulla produzione 2011 che infatti si prevede in calo di circa il 20% in Sicilia, del 10% in Puglia, Campania, Abruzzo, del 5% nelle Marche e nel Lazio. Mentre al Nord con la sola eccezione di Emilia Romagna e Trentino Alto Adige (che registrano un meno 5%), la produzione risulta stabile in Veneto (che con 8,37 milioni di ettolitri si conferma la prima regione produttrice), in Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Toscana. La flessione, inoltre, se da un lato potrebbe mettere a rischio la leadership produttiva conquistata nel 2010 dall’Italia ai danni della Francia (visto che Oltralpe si prevede un incremento del 6% rispetto allo scorso anno), dall’altro, sta già producendo positivi risultati sui mercati con le prime quotazioni delle uve che, dopo annidi ribassi, stanno registrando incrementi che vanno dal più 5a1 più 20% in tutte le regioni italiane. “L’importante non è produrre - aggiunge Martelli - ma collocare sul mercato la propria produzione. E per questo in Italia si sta razionalizzando l’offerta, eliminando quelle etichette che non riuscivano a stare sul mercato a favore di quelle che invece risultano sempre più apprezzate dai consumatori”. In questo processo che vede per le principali denominazioni italiane, praticamente azzerate le scorte divino, il ruolo guida è svolto dall’export che a maggio di quest’anno ha fatto segnare una crescita del 16,5% in quantità e del 15% in valore. “E non è un caso che la produzione italiana - conclude il direttore di Assoenologi - se frena al Sud si mantiene stabile in Veneto, che oltre a essere la principale regione produttrice è anche la principale regione esportatrice. Grazie al traino del fenomeno Prosecco, alle grandi griffe della Valpolicella, ma anche grazie alla rinnovata verve di denominazioni come Bardolino e Soave il Veneto sta
conquistando sempre nuovi spazi sui mercati internazionali”.

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